Putin ordina l’occupazione della Georgia
Il Caucaso in guerra ha già provocato tanta morte, devastazione e instabilità: potrà durare ancora per giorni, settimane. Ma la guerra russa in Georgia ha già cambiato in modo irreversibile il volto geostrategico della regione e ha introdotto insidiosi elementi di squilibrio nelle relazioni internazionali. I fattori a monte del conflitto in corso in Georgia sono noti, a cominciare dalla pochezza politica del presidente georgiano Saakashvili che ha sopravvalutato l’appoggio occidentale, sottovalutando la reazione russa.
E anche per la fretta degli Stati uniti di espandere l’influenza della Nato e la propria verso le frontiere meridionali della Russia, mentre il Cremlino guidato dalla coppia Putin-Medvedev ambisce a riconsegnare a tappe forzate la Russia ai fasti di superpotenza ex sovietica. Ciò che viene ignorato (che probabilmente gli stessi protagonisti dell’odierna tragedia caucasica ignorano) sono le ripercussioni prossime della guerra nel Caucaso sulle altre crisi regionali in cui sono coinvolte le potenze locali e mondiali. In sintesi, la reazione violenta di Putin all’allargamento dell’influenza della Nato e degli Usa nel Caucaso non potrà non avere degli effetti per lo meno su altre tre zone strategiche per gli interessi degli americani e degli occidentali: nell’Asia centrale, la retrovia vitale per la guerra contro il terrorismo in Afghanistan; in Iran, dove d’ora in poi i dirigenti di Teheran potranno contare con maggiore sicurezza su una Russia in rotta di collisione con Washington e sfruttarla per le proprie rivedicazioni nucleari e, infine, nei Balcani, ancora in bilico tra le ambizioni contrapposte russe-americane, in particolare dopo la forzata indipendenza del Kossovo.
Le incertezze future non sono però esclusivamente di carattere politico-strategico e riguardano anche il grande gioco energetico, economico e finanziario a cui sono interessati interi continenti, senz’altro l’Asia, l’Europa e l’America. La minaccia all’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhanche, che sfida gli interessi russi sul greggio del Mar Caspio potrebbe essere il primo sintomo di un’altra crisi più vasta sui mercati energetici. E in quella crisi saranno trascinate, non solo la Cina e l’India, nuovi consumatori di petrolio su gigantesca scala, ma soprattutto l’Europa, che, come si è visto fin qui, risulta l’anello debole di un mondo in fibrillazione ormai cronica.
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