Quando gli isontini emigrarono in Austria

Quando i profughi eravamo noi.
Era il 3 giugno 1915 quando, per la popolazione di San Lorenzo Isontino, iniziò l'esodo verso Pottendorf, località a quaranta chilometri a sudest di Vienna. Circa 650 persone, in poco tempo, abbandonarono il paese, diventato zona di guerra a seguito dell'entrata dell'Italia nel primo conflitto mondiale, il 24 maggio 1915. Molti di loro non si erano mai mossi dal paese, ma quel giorno furono costretti a partire. Affrontarono un lungo tragitto a piedi, passando da Gorizia fino ad arrivare ad Aidussina, in Slovenia, dove presero un treno per Pottendorf. Così, come le località vicine, anche il piccolo paese austriaco si trovò ad ospitare persone provenienti dai confini dell'impero asburgico. Gli uomini non chiamati alle armi, ma soprattutto le donne e i bambini lasciarono le loro terre, la loro vita e il loro passato per trovare un rifugio nei campi profughi. Il campo di Landegg, località presso Pottendorf, poteva ospitare circa 10mila persone e in quel momento il piccolo paesino austriaco contava circa mille residenti. Profughi e abitanti erano nelle stesse condizioni di povertà, ma allo stesso tempo condividevano il poco che c'era sperando e attendendo un futuro migliore. Il campo fu attivo fino ai primi mesi del 1918. A casa però molti non tornarono. Sessantuno morirono per malattie come la scarlattina o la polmonite. Ora facilmente curabili, all'epoca e in quelle precarie condizioni, costituivano un' importante causa di morte. Ad alcuni rimase solo il ricordo delle loro terre, perché decisero di non riaffrontare quel duro viaggio che li aveva portati fin lì. Chi invece decise di risalire sul treno arrivò a San Lorenzo e trovò un paese distrutto dai bombardamenti, ma fu accolto dal suono delle campane del campanile rimasto miracolosamente illeso. "L'esodo della popolazione di San Lorenzo a Pottendorf è uno dei tanti drammi poco conosciuti della Prima guerra mondiale. - sottolinea Feliciano Medeot presidente del comitato "San Lorenzo Grande Guerra" -. Il numero stesso dei sanlorenzini defunti a Pottendorf, per malattie e ristrettezze, è addirittura maggiore del numero dei caduti sanlorenzini sui campi di battaglia nella Grande guerra: ciò sta a dimostrare come i conflitti provochino più vittime tra i civili." Questa affermazione rispecchia il momento nel quale stiamo vivendo. Ad un secolo di distanza la storia si è capovolta: da paesi ospitati ci troviamo ad essere paesi ospitanti. Ma a differenza di quegli anni, in cui anche la gente povera dava un rifugio, oggi la nostra opulenza non riesce ad accogliere chi scappa dalla guerra o dalla miseria. Forse dovremmo fermarci e riflettere perché la storia può insegnarci molto.
Rachele Ortolan
IIIAL Liceo Classico
“ Dante Alighieri”
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