Quando il confine resiste Il caso del muro dell’ex Civile

Proprio ora che tutti i muri dovrebbero cadere, uno dopo l'altro, tra Italia e Slovenia, c'è ancora la necessità di mettere una rete là dove un tempo correva il vecchio confine. Accade tra Gorizia e...
Bumbaca Gorizia Sergio Cosma ©Foto di Roberto Coco
Bumbaca Gorizia Sergio Cosma ©Foto di Roberto Coco

Proprio ora che tutti i muri dovrebbero cadere, uno dopo l'altro, tra Italia e Slovenia, c'è ancora la necessità di mettere una rete là dove un tempo correva il vecchio confine. Accade tra Gorizia e San Pietro-Vrtojba, e più precisamente alle spalle del vecchio Ospedale Civile, dove l'Ass, proprietaria dell'area, ha da poco dovuto abbattere una porzione del vecchio muro confinario per sostituirlo con una rete, su richiesta della Slovenia. Per capire il perchè, però, bisogna fare un passo indietro. Ogni anno speciali commissioni transnazionali per il controllo dei cippi confinari si riuniscono per parlare delle condizioni dei confini dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia. Per la nostra regione, la commissione Italo-Slovena che supervisiona tutta la linea confinaria da Tarvisio a Trieste ha sede a Gorizia, ogni 2 anni, mentre nelle altre annate si ritrova in una località slovena. Quest'anno è toccato a Lubiana. Questa commissione – della quale fa parte, per Gorizia, l'assessore Sergio Cosma - ha come compito principale quello di verificare lo stato dei cippi lungo il confine (che talvolta possono essere spostati o danneggiati dagli agenti atmosferici), oltre a quello di dirimere questioni che riguardano la linea di confine tra i due paesi. Tanto per fare un esempio, l'anno scorso capitò che un contadino goriziano, residente nella zona della Casa Rossa, fu costretto a spostare la recinzione che aveva realizzato per contenere le sue galline, in quanto una parte di quella “sconfinava” in Slovenia, inglobando due vecchi cippi.

Sempre attraverso la commissione italo-slovena, San Pietro-Vrtojba ha invece segnalato la sua preoccupazione per le condizioni del muro di cinta del vecchio ospedale civile, che corre proprio lungo il confine e, in un tratto, presentava un visibile rigonfiamento. Tanto che si temeva potesse crollare sulla stradina che, in territorio sloveno, lo lambisce. Una volta verificata la situazione con in vigili urbani, è stata contattata l'Azienda sanitaria obbligata ad intervenire in quanto proprietaria del terreno, e, quindi, anche del muro. Muro che è stato già abbattuto, avendo però cura di non danneggiare il basamento, sul quale è stato collocato un rialzo in cemento armato, predisposto per l'applicazione di una recinzione. Ora la proposta dovrà essere approvata a Lubiana, anche se da parte slovena avrebbero preferito in realtà una ricostruzione completa del muro: chissà poi perchè, ora che il confine non serve davvero più. «In un certo senso è curioso – il commento di Cosma -, perchè sono caduti tutti i confini, eppure si parla ancora di costruire muri, quando invece dovrebbero semmai cadere».

Marco Bisiach

Riproduzione riservata © Il Piccolo