«Quando l’arte è parola di Dio» Koll messaggera a San Giusto

La misericordia come luce della vita, il teatro quale possibile viatico di spiritualità. A crederci è Claudia Maria Rosaria Colacione, professione attrice e meglio conosciuta al grande pubblico come Claudia Koll, la prima relatrice, anzi, la prima testimone accolta quest’anno all’interno degli incontri quaresimali promossi dalla Cattedra di San Giusto in Cattedrale. Anno giubilare, tempo di riflessioni ma possibilmente anche di opere vere, di concretezza in chiave di apostolato e presenza cattolica. Una missione che affida al senso della Misericordia il suo tratto fondamentale e che ha visto l’interprete romana raccontare e raccontarsi, affiancando l’Orchestra giovanile San Giusto tra letture e ricordi nell’esegesi della parabola conosciuta come quella del “Figliol Prodigo” ( Luca 15,11 - 32), uno dei passi forse più “estremi”, come sottolineato di recente anche dallo stesso Papa Francesco, da contestualizzare in una disamina umana.
E a dare il contributo ad una “lettura” antica e sempre attuale ci ha pensato lei, la protagonista di serie televisive come “Linda e il brigadiere” e “Valeria medico legale”, artista tuttavia legata anche a fasti meno candidi, vedi i trascorsi da pupilla del regista Tinto Brass in pellicole come “Così fan tutte”, commedia erotica del 1992, dove, quasi per una sorta di nemesi, Claudia Koll, calata nella parte della giovane e avvenente Diana, concupiva proprio un seminarista.
Altri tempi, sia nella professione che nel percorso umano scelto dopo la svolta: «Io stessa ho fatto un’esperienza diretta e profonda della Misericordia di Dio - premette l’attrice rievocando il ritrovato abbraccio alla Fede -. Vivevo un profondo stato di disperazione e ho urlato il mio disagio al Signore, ricordo di averlo fatto stringendo un crocefisso e recitando il Padre Nostro. Sono stata ascoltata, Dio non mi ha giudicata, mi ha abbracciata, mi ha infuso la sua tenerezza, si è quasi chinato su di me facendomi sperimentare il suo Amore e la pace di cui avevo bisogno».
Da quel momento i temi mutano, la vita cambia. Il respiro cattolico di Claudia Koll non si limita all’estasi della guarigione ma cerca i toni della concretezza nel quotidiano, operando tra volontariato e supporto in missioni a favore del Terzo Mondo e di soggetti incapaci di “esistere e resistere”. Ma l’arte della recitazione non esce dalla scena della Koll e si (ri)trasforma, divenendo anch’essa possibile fonte di una testimonianza divina, con l’opera da insegnante alla Star Rose Academy di Roma: «Anche qui il lavoro è profondo e va al di là dell’aspetto tecnico e professionale - assicura Claudia Koll -. Qui studiamo teatro, soprattutto la tragedia, ma anche il cinema, persino quello muto, ma siamo in generale ispirati alla Lettera di Giovanni Paolo II sul valore dell’arte, del fatto di intenderla come missione nel poter parlare all’uomo, scuotendone le coscienze e i cuori. Ho la fortuna di lavorare con molti giovani - aggiunge l’attrice - e vedo che il messaggio è recepito nel modo ideale. Per me era infatti importante rinnovare l’impegno, non fermarmi al personale risanamento di un cuore nuovo ma continuare risanando, insomma trasmettendo. Non è stato un dovere ma un profondo desiderio».
Segreti particolari per tornare a credere? Per chi non abita a Damasco una delle chiavi possibili è un ritorno alla preghiera, magari in modo non troppo ritualistico e meccanico, spunto che Claudia Koll ha provato ad elaborare con il progetto “Pace a voi” (Ed. San Paolo), un cd che contiene canti, letture, spunti (tra cui interventi audio di Papa Giovanni II) e appunto preghiere rivolte al tema che costituisce l’asse etico fondante del Giubileo, la Misericordia.
Impegno, opere e preghiera dunque. Il Koll pensiero si rispecchia anche in tal senso e, mentre il Paradiso può attendere, la vita potrebbe regalare subito un fraseggio insperato: «Un cuore rinnovato in Gesù non solo ti fa felice - assicura l'attrice - ma credetemi, non ti annoierà mai...».
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