Quando Martines obiettò sui restauri a Udine

È recente la corrispondenza intercorsa tra la soprintendente Maria Giulia Picchione e il direttore regionale ad interim per i Beni culturali Pierpaolo Dorsi in cui quest’ultimo, sottolineando come non fosse ancora arrivata sulla sua scrivania la perizia giustificativa dei lavori alla cinta muraria di Palmanova affidati con procedura d’urgenza alla Lepsa srl di Roma, ricordava a Picchione come in assenza di precisa documentazione da trasmettere Roma usasse inviare degli ispettori.
Lo stesso Dorsi peraltro ricordava alla soprintendente come già l’ex direttore regionale Giangiacomo Martines l’avesse invitata a osservare il criterio di rotazione fra imprese. Ma in quale occasione? Il riferimento era a un altro dei quattro restauri monumentali in discussione: quello relativo a Palazzo Clabassi, sede udinese della Soprintendenza, oggetto di un intervento attorno ai 300mila euro. Ecco la vicenda. Alla fine del 2012 viene redatto un verbale di “somma urgenza” in cui Picchione, quale responsabile del procedimento, certifica la necessità indifferibile di una manutenzione straordinaria del tetto così da garantire fruibilità e incolumità del pubblico, visto che il palazzo è appunto sede di uffici. Ordina dunque alla Lepsa l’effettuazione dei lavori, per un prezzo da concordare con un successivo documento.
Passano alcune settimane, interviene Martines. L’allora direttore regionale fa notare che con quell’affidamento diretto Picchione non ha osservato il criterio di rotazione, secondo la logica e il principio della libera concorrenza, previsto dalla legge: un restauro della cinta muraria di Palmanova - aggiunge Martines - è stato affidato dalla soprintendente poco tempo addietro con la stessa procedura e alla stessa impresa. Di qui l’invito a procedere con i lavori indispensabili all’agibilità pubblica di Palazzo Clabassi, attivando per la seconda fase, quella post-urgenza, la procedura “normale”. Un invito che Picchione - allegando relazioni tecniche - risponde in sostanza di non poter accogliere perché è impossibile scindere l’urgenza dalla non urgenza.
Più recente, si diceva, il carteggio con Dorsi. Ai rilievi del direttore regionale ad interim - anche soprintendente ai Beni archivistici - Picchione replica stavolta con tono secco, peraltro riprendendo Dorsi per un riferimento normativo sbagliato. E in ogni caso, conferma, la Lepsa è stata scelta per affidabilità e disponibilità: tutto nel rispetto di leggi e procedure.
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