Quel colpo di fulmine a scoppio ritardato tra fitness, Fb, osmize e “sardoni in savor”

LA STORIA
Il destino aveva portato in due circostanze l’ungherese Zsanett Ratkai a Trieste: nel 2003 per studiare e nel 2013 come tappa di un viaggio. Ma dall’ultima volta non l’ha più lasciata. A farle abbandonare la sua Budapest, cinque anni fa, è stato l’amore per un triestino. Una storia nata da un incontro casuale e scoppiata poi dieci anni più tardi.
Ora Zsanett vive stabilmente in città, che adora in tutti i suoi aspetti, dal mare al buon cibo, e lavora come insegnante di fitness in diverse palestre. «All’università ho studiato lingue e nello specifico inglese e italiano – racconta – e nel 2003 ho avuto la possibilità di frequentare un semestre proprio in Italia, per approfondire il corso, per un po’ di “allenamento”, parlando e, in generale, per fare un’esperienza nuova, al pari di altri studenti che come me avevano scelto di affrontare la stessa facoltà. Dovevo scegliere tra Siena, Firenze e Trieste. Inizialmente ero indecisa, anche perché non ne sapevo molto, non conoscevo nessuna delle tre città, poi per istinto ho puntato su Trieste. Nei mesi trascorsi in Italia non ho avuto tempo e modo di farmi molte amicizie, tra l’impegno sui libri e la difficoltà di inserimento, naturale per una persona che arriva da fuori città, tanto più se da un altro paese. Ma una sera in discoteca ho conosciuto un ragazzo, triestino. Abbiamo trascorso un po’ di tempo insieme e poi ci siamo separati. Lui è partito per lavoro e io qualche settimana più tardi sono tornata in Ungheria, quando la borsa di studio si è conclusa».
Per sette anni i due giovani non si vedono e non si sentono, le loro vite continuano nei rispettivi paesi senza nessun contatto. Poi, complice lo sviluppo dei social network, si scambiano alcuni messaggi. «Mi ha rintracciata attraverso Facebook – spiega – e ci siamo parlati un po’, ma anche in quell’occasione niente più di qualche parola, e nuovamente ci siamo salutati».
Passa ancora qualche anno e nel 2013, esattamente dieci anni dopo il loro primo incontro, si rivedono. «Dovevo raggiungere Rimini per partecipare alla fiera del fitness, passavo per Trieste con l’auto e ho deciso di scrivergli. Ci siamo visti, è scattato qualcosa, e da allora non ci siamo più lasciati». Il colpo di fulmine, seppur con un po’ di ritardo, spinge Zsanett a preparare rapidamente le valigie. «Mi sono fermata un po’ a Trieste rientrando verso l’Ungheria. Poi abbiamo fatto due vacanze insieme, per conoscerci meglio, prima di prendere una decisione. Sono tornata a Budapest e pochi mesi dopo vivevo già a Trieste. Non volevo una relazione a distanza, a 30 anni avevo voglia di vivere pienamente una nuova storia e quella decisione si è rivelata poi giusta».
Professionista nel settore del fitness, la biondissima ungherese ha bussato alle palestre di Trieste, dove in poco tempo ha trovato lavoro e dove tuttora insegna con grande entusiasmo. «È un impegno che mi piace moltissimo, mi dà tanta gioia e tanta carica, prima lo facevo a Budapest, speravo di riuscire a continuare anche qui e ce l’ho fatta». Zsanett nel tempo si è abituata a tutte le particolarità che rendono unica la città.
«Solo inizialmente un grande choc – scherza – è stata la bora. Ricordo ancora i primi giorni quando soffiava, mi sentivo gelare. Mi sono trasferita a ottobre e le prime giornate di vento sono state tra gennaio e febbraio. Una sorpresa. In Ungheria fa freddo, sì, ma mi spostavo quasi sempre con l’auto, quindi non indossavo mai abiti particolarmente pesanti e di sicuro lì non ci sono raffiche così forti. A Trieste mi sono abituata a camminare, a muovermi soprattutto a piedi, quindi ho dovuto rinnovare tutto il guardaroba e scegliere piumini caldi, che prima non avevo mai comprato. Ma per il resto – sottolinea – adoro la città, c’è un atmosfera meravigliosa che da noi manca. Prima la vedevo con gli occhi di una straniera, ora me la godo con lo sguardo di una triestina. Mi piacciono in particolare i caffè, gli aperitivi, la socialità che regalano questi momenti, di incontro e chiacchiere tra amici. È uno degli aspetti che più mi ha colpito fin dai primi giorni e che è tipico un po’ di tutta l’Italia. E poi l’architettura, bellissima, i palazzi sono splendidi e in questo ricordano il centro di Budapest, per il resto invece vedo due realtà molto diverse. Qui comunque mi sento bene, mi considero ormai triestina, anche se torno spesso a casa, dove ho lasciato la mia famiglia».
Zsanett ha portato più volte a Trieste anche la mamma e la nonna, per far conoscere loro la città e il territorio, anche nei periodi di vacanza. «La prima volta sono venute a farmi visita quando ancora frequentavo gli studi per il semestre. Anche a loro è piaciuta molto, è stata la loro prima volta. Negli ultimi anni gli ungheresi hanno iniziato a conoscere di più Trieste e la regione, ma nel 2003 non era molto nota. Sono rimaste colpite. Non ci tornano spesso perché la loro vita è a Budapest, ma, per quanto possibile, cerchiamo di vederci».
Pur sentendosi ormai triestina, Zsanett ha comunque conservato alcune tradizioni del suo Paese, unite a quelle locali, che ormai ha imparato a conoscere e apprezzare.
«A Natale preparo i nostri “beigli”, un dolce tipico del periodo di festa, fatto con le noci e con i semi di papavero, che un po’ assomiglia al presnitz, a Pasqua cerco di fare anche il cosiddetto “locsolkodas”, un rituale portafortuna che promette alle donne di mantenerle giovani e belle. Ma qui mi piace anche festeggiare San Nicolò, che da noi si celebra come “Babbo dell’inverno” e che porta regali ai bambini buoni e “virgács”, una sorta di piccole fruste, a quelli cattivi. Tra le tipicità triestine poi – aggiunge Zsanett – adoro anche quelle legate alla cucina, tra i piatti che mi più mi piacciono ci sono i sardoni in savor, ne vado matta. E ancora le osmizze, dove si gustano le specialità del territorio, si beve e si sta in compagnia. Ma, più di qualsiasi altra cosa, amo Trieste perché c’è il mare, è meraviglioso, a Budapest ovviamente non l’ho mai avuto ed essendo lontano non potevo mai goderne abbastanza, se non durante le vacanze. Non posso smettere di pensare quanto sia importante e quanto lo apprezzi. D’estate finire la giornata con un tuffo è semplicemente fantastico». —
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