Quel Nasco di Gladio al cimitero di Mariano «Scoprimmo le armi scavando in cappella»

la storia
Sono trascorsi trent’anni da quel 26 novembre del 1990 in cui Mariano fu per un giorno sotto i riflettori nazionali per il ritrovamento, sotto la Cappella del cimitero, di cinque cassette contenenti armi, materiale di propaganda e di sostentamento della formazione paramilitare Gladio.
L’esistenza di questa organizzazione segreta era stata rivelata poco più di un mese prima, il 18 ottobre 1990, dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti in seguito ad una scoperta del magistrato Felice Casson durante una sua indagine sul terrorismo. Gladio era una formazione armata segreta, creata nel 1956 in piena guerra fredda, allo scopo di contrastare un’eventuale invasione dell’Unione Sovietica. L’organismo, presente in tutta Italia, era formato da nuclei e unità di guerriglia di pronto impiego ed era presente in Friuli Venezia Giulia con due gruppi: “Stella Marina” per l’area di Trieste e la zona costiera e “Stella Alpina” per il resto della regione. Questi nuclei furono dotati di armi e di altro materiale segreto che fu sotterrato in un centinaio di nascondigli, denominati “Nasco”, in chiese, cappelle, cimiteri ed edifici di tutto il Friuli Venezia Giulia, e quindi anche della provincia di Gorizia, pronti per essere utilizzati in caso di operatività. Ma non fu mai necessario.
Il loro smantellamento era stato avviato negli anni 1972 e 1973, in quanto questi luoghi non erano ritenuti più sicuri, dopo il ritrovamento casuale di un nascondiglio nei pressi di Aurisina. Non tutti questi depositi segreti furono però smantellati per le difficoltà legate al recupero. A Mariano, appunto, il materiale di Gladio fu interrato nel giugno del 1964 sotto il muro perimetrale del cimitero a ridosso della Cappella mortuaria. Le cassette di armi non vennero però recuperate in quanto, a seguito all’ampliamento del cimitero nel 1971, tale area non era più accessibile dall’esterno. Solo nel 1990, quando tutta la storia di Gladio venne a galla, fu possibile il recupero.
In quel novembre del 1990 ci fu grande clamore in paese per la vicenda, anche perché a livello politico locale il paese era sempre stato diviso tra i due partiti principali della Prima Repubblica: la Democrazia Cristina e il Partito Comunista. Ci furono servizi della Rai nazionale, articoli sui giornali e interviste a residenti e alle autorità del paese.
Sotto il controllo dei Servizi segreti, dei Carabinieri, della Digos, dell’Esercito e con la collaborazione dei carabinieri di Mariano, il 26 novembre 1990 gli operai comunali Edo Marini e Dario Furlan procedettero allo scavo e alla fine vennero recuperate due cassette metalliche e tre di plastica contenenti armi, munizioni, materiale fotografico e di propaganda di Gladio. «All’inizio si pensava che il materiale fosse nascosto presso la chiesetta della Ss. Trinità, invece poi ci siamo recati nella cappella del cimitero– ricorda oggi l’operaio comunale Edo Marini -. Ci sono volute alcune ore perché abbiamo dovuto spaccare il pavimento. Ricordo che c’era l’artificiere dell’esercito e ci è stato detto di procedere con molta cautela. Un po’ di paura c’era. Ad un certo momento ho sentito che avevo urtato qualcosa. Con molta attenzione abbiamo tirato fuori alcuni contenitori. Nel primo c’erano gli alimenti di sostentamento e negli altri c’erano armi e mappe. Per aprirle l’artificiere ha dovuto prima disinnescare le bombe carta. Tutto il materiale è stato poi portato via con un furgone blindato».
Presente in prima persona quel giorno era anche il sindaco Mario Poiana. «La vicenda Gladio – dice l’ex primo cittadino – fece molto scalpore a quel tempo e anche per il paese fu un momento vissuto con grande partecipazione. Non c’erano mai state voci sulla presenza di questi depositi. Mi ricordo che il recupero delle cassette è avvenuto verso mezzogiorno e io, come sindaco, ero presente assieme ai rappresentanti delle forze dell’ordine».
Di Gladio si parlò a lungo. Rimasero molti dubbi sui legami tra il contenuto dei Nasco e le stragi terroristiche, tra cui quella di Peteano. Le indagini su Gladio sarebbero durate un paio d’anni e poi archiviate, in concomitanza con lo scoppio di uno scandalo ancora più grande, quello di Tangentopoli. –
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