Quel sentiero maledetto senza protezioni Un percorso nella roccia a picco sul mare

Una fantastica attrazione turistica, un sentiero dal quale si può godere di un panorama straordinario, che comprende l’intero golfo di Trieste. Ma contemporaneamente un luogo che talvolta è teatro di drammatiche tragedie, come quella di ieri. È il sentiero Rilke, meta ogni anno, soprattutto nei mesi estivi, di migliaia di turisti, soprattutto austriaci e tedeschi, richiamati anche dalle origini austriache del poeta e scrittore Rainer Maria Rilke, cui è dedicato. Ma il sentiero è stato anche in passato oggetto di polemiche, proprio per la sua conformazione, cioè una sorta di corridoio nella roccia che, in alcuni punti, è a strapiombo sulla baia.
Molte volte è stato chiesto che fosse garantita la sicurezza di chi lo attraversa, sistemando parapetti e reti nei punti più pericolosi. Tempo addietro, quand’era al servizio dei principi di Torre e Tasso, all’epoca proprietari del Rilke, era stato l’architetto Danilo Antoni, figura molto nota a Duino Aurisina, per le sue ripetute prese di posizione a favore dell’ambiente, a sollecitare una sistemazione più adeguata, per dare le necessarie garanzie a chi percorre quel sentiero. Antoni si era battuto sia per la posa di reti o parapetti sia, più recentemente, perché agli ingressi del sentiero fossero sistemati cartelloni in varie lingue, che mettessero sull’avviso i frequentatori del sentiero dai pericoli che si possono correre attraversandolo.
Poi, per una serie di motivi, la situazione era sempre rimasta quella originaria. Delle proposte lanciate negli anni da chi conosce bene quella parte del territorio del Comune di Duino Aurisina non se ne era fatto nulla. Ora il tema torna purtroppo di grande attualità. Dopo la tragedia di ieri, certamente tutte le istituzioni competenti, dal Comune di Duino Aurisina alla Regione, dovranno prendere in esame una soluzione che possa coniugare la fruibilità del Rilke, richiamo turistico di valore inestimabile, alla sicurezza di chi lo vuole percorrere.
Andando indietro nel tempo, al 2016, proprio nel mese di marzo, una donna aveva deciso di farla finita lasciandosi cadere nel vuoto. La storia del Rilke è contrassegnata da gesti estremi, ma anche da drammatiche cadute accidentali, come quella di un uomo che il 29 maggio del 2014 era riuscito a sopravvivere grazie ad alcuni alberi che ne avevano attutito la caduta. Alla fine aveva riportato fratture alle gambe, alle braccia e dei traumi al torace e alla testa, ma era vivo.
Nel 2011 una falesia era stata invece fatale per un esperto alpinista, Carlo Gasparini di 48 anni, che era scivolato per circa 30-35 metri dalla parete che usava come palestra.
Il 15 settembre del 2009 la prontezza dei riflessi della mamma di Ilaria, una bambina di 12 anni, aveva impedito alla ragazzina di cadere in un dirupo. La giovane stava cercando di raggiungere il cane che correndo era finito nel precipizio perdendo la vita.
Il 22 settembre del 2005 Adalbert Kreiner, un cittadino austriaco 53enne era scivolato sul pietrisco in uno dei punti senza transenne. L’uomo era insieme alla moglie e si stavano godendo il tramonto, alzandosi era però caduto precipitando sotto gli occhi attoniti della moglie. —
U.Sa.
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