Quel supertavolare memoria dell’Isontino Migliaia di accessi a Gradisca, ora il digitale

L’ufficio di via Bressani, sette dipendenti coordinati da Giulia Brumat, ha assorbito Cormons e anche l’archivio di Gorizia 
Bumbaca Gorizia 15.10.2020 Gradisca Ufficio Tavolare © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 15.10.2020 Gradisca Ufficio Tavolare © Foto Pierluigi Bumbaca

la struttura

Luigi Murciano / GRADISCA

Con le sue centinaia di migliaia di documenti è non solo “l’hard disk” dell’Isontino. Ma forse ne è anche il cuore e la memoria, perché dietro a ogni atto, a ogni pagina ancora profumata dei libri maestri, a ogni annotazione a mano si cela una storia. Le storie di tutta una comunità. Stiamo parlando dell’Ufficio Tavolare di Gradisca, gioiellino di modernità estremamente visibile eppure al tempo stesso seminascosto in una zona periferica: nel complesso di via Bressani, ove un tempo sorgeva l’Irfop, dal 2012 la Regione ha collocato questo ufficio decisamente strategico per il territorio.

Potremmo tranquillamente chiamarlo “supertavolare”, perché l’ufficio di Gradisca (sino al 2012 in via Garibaldi) ha assorbito l’omologo di Cormòns, e in tempi più recenti anche l’archivio del Tavolare di Gorizia, sebbene nel capoluogo rimanga operativo lo sportello. Nella cittadina della Fortezza sono consultabili i libri fondiari di 25 comuni e frazioni della provincia di Gorizia e della Bassa friulana. Uno spazio che comprende una sala consultazione di 200 metri quadrati con armadi rotanti che attingono agli antichi registri – vero e unico perno del sistema –, postazioni pc per una consultazione telematica che riproduce uno per uno i documenti cartacei, uffici e 4 stanze di archivi protetti da sistema antincendio. Negli spazi attigui del complesso (la superficie totale è di 5 mila metri quadrati) sono presenti invece l’Archivio della Regione (9 mila metri di scaffalature) e ad alcuni distaccamenti del Corpo Forestale regionale.

Ma torniamo al Tavolare. A guidarci in questo spazio sospeso fra tradizione e modernità è la responsabile degli uffici di Gradisca e Gorizia, Giulia Brumat, che coordina un totale di 7 dipendenti. «Siamo stati fra i primi uffici a riaprire dopo il lockdown già in aprile – spiega –: il Tavolare, anche se dopo qualche pressione, è stato infatti ritenuto un servizio essenziale al cittadino, oltre che una cartina tornasole dell’andamento del mercato immobiliare». I dati relativi alle domande presentate lo confermano: sono in netta crescita, essendo passate dalle 1.750 del 2018, alle 2.243 dello scorso anno, alle 2.651 di quello corrente (il raffronto è con il periodo gennaio-ottobre).

Il Sistema catastale Tavolare vige in Italia nei territori annessi dopo la prima guerra mondiale: il Litorale austriaco con le province di Gorizia e Trieste (e uno sconfinamento nella Bassa), più Trento e Bolzano. Si differenzia dal catasto ordinario per il diverso rilievo giuridico delle sue risultanze che hanno efficacia probatoria nei trasferimenti immobiliari.

Chiunque può consultare i registri che partono dall’800. Nei libri viene registrato qualsiasi cosa possa avere pertinenza con gli immobili: ipoteche, fallimenti, compravendite, frazionamenti, usufrutti e servitù, vincoli di tutela come quelli della Soprintendenza. Un archivio utilissimo per i professionisti, i legali, per chi compie ricerche storiche. «E anche per le beghe fra vicini» si lascia andare a una battuta Brumat. Da archivio più antico il Tavolare si sta trasformando nel più moderno: «Durante i lockdown si è intensificata l’attività di digitalizzazione dei documenti – spiega Brumat-. Un lavoro immane e che probabilmente non avrà mai fine, ma che semplifica di molto le ricerche e la vita. Anche se il fascino dei Libri Maestri – sorride – non potrà mai essere eguagliato». —

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