Quella memoria “condivisa” nata a teatro il 14 marzo 1998

«È il 14 marzo 1998 e i tempi sono ormai maturi per il confronto tra opposti schieramenti politici sul tema della memoria storica relativa alla guerra civile, nella prospettiva di porre fine ai...

«È il 14 marzo 1998 e i tempi sono ormai maturi per il confronto tra opposti schieramenti politici sul tema della memoria storica relativa alla guerra civile, nella prospettiva di porre fine ai rancori e superare così le lacerazioni che continuano a sussistere e conseguentemente dividono ancora una parte del Paese. E Trieste, città che può essere considerata simbolo di quel “secolo breve” segnato dalla violenza e dall’orrore delle dittature, accoglie benevolmente l’iniziativa».

“Trieste a destra” (Edizioni Il Murice), il volume di Pietro Comelli e Andrea Vezzà, dedica quasi un capito allo storico incontro al Teatro Verdi tra l’allora presidente della Camera ed esponente dei Ds, Luciano Violante, e il segretario nazionale di An Gianfranco Fini al convegno “Democrazia e identità nazionale: riflessioni dal confine orientale”. «In Teatro Verdi gremiti di studenti, politici e autorità - scrivono Comelli e Vezzà - Fini apre il dibattito dando spiegazioni del significato assunto dall’incontro triestino, richiamandosi ai valori dell’antifascismo quale momento storicamente essenziale per il ritorno alla democrazia ma sottolineando anche la loro particolare accezione, per certi versi negativa, maturata al confine orientale: “Credo che da parte sua la destra abbia contribuito, con percorsi ovviamente diversi, a definire una memoria storica comune con la nascita di An e le tesi di Fiuggi, ma credo che non sia possibile dimenticare, poichè siamo a Trieste, che nella Venezia Giulia l’antifascismo di matrice comunista fu anche profondamente anti-italiano”. Gli fa eco Violante: «Esistono gravi responsabilità del pensiero e del movimento comunista, in questa parte del Paese... L’Italia è stata per troppo tempo un Paese di disconnessioni. Dobbiamo cercare di connettere e costruire valori comunemente condivisi». (fa.do.)

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