Quella Trieste ancora ragazzina fissata nella tela da Dell’Acqua

Quattro metri per tre per rappresentare un destino già segnato. Quella ragazzina di nome Trieste deve ancora crescere: è lei la protagonista del quadro “Prosperità commerciale di Trieste”, dipinto da Cesare Dell’Acqua tra il 1875 e il 1877, che è stato lo spunto ma anche il tema centrale della terza Lezione dal titolo “Crescita e sviluppo?” del ciclo “La Storia nell’Arte”, organizzato dal Comune con gli Editori Laterza e “Il Piccolo”, con il contributo di AcegasApsAmga del gruppo Hera e Fondazione CRTrieste.
Al teatro Verdi, affollato e “sold out” come ormai ogni domenica, a parlare di quel periodo che vide la nostra città far da base al terzo porto più dinamico d’Europa e primo porto del Mediterraneo con un collegamento ferroviario, Giulio Mellinato, docente di Storia economica all’Università di Milano-Bicocca, introdotto dal sindaco Roberto Cosolini e dal giornalista del Piccolo Pietro Spirito. La tela del pittore piranese Cesare Dell’Acqua fu realizzata per la sala del Consiglio della nuova sede del palazzo comunale triestino, dove ancora si trova. Un’opera d’arte pregna di metafore che è riuscita a rappresentare simbolicamente molti aspetti della prosperità del capoluogo giuliano. Ma “una prosperità come allora era o come si voleva che fosse?”, si è chiesto Spirito. Viene spontaneo domandarsi infatti: i nostri antenati stavano davvero mettendo le basi per una fase di crescita e sviluppo a lungo termine? O era un mito?
Trieste quindi nel quadro appare scattante, giovane, vivace e fresca, ma deve ancora crescere. È un periodo in cui la popolazione continua ad aumentare e per la maggior parte è giovane. Le Rive cambiano, nuovi palazzi vengono costruiti. Continue trasformazioni quindi. Mellinato scompone subito i temi della tela che risulta un insieme di metafore. «Attorno a Trieste ci sono una serie di personaggi e anche di architetture e nello scenario di fondo c’è la visione che Dell’Acqua aveva delle prospettive di Trieste nel tempo» racconta il docente, descrivendo la parte esplicita del quadro. Ecco dunque che appare il passato. E poi ci sono l’architettura, la pittura e la scultura, delle arti fabbrili. In mezzo poi compaiono i rapporti commerciali di terra, dall’Ungheria alla Moravia, e i collegamenti commerciali di mare, dove si inseriscono la Grecia, la Turchia velata, la Dalmazia in costume morlacco e la Sicilia, ciascuna con un dono. Dietro Egitto e India con in mano un papiro riportante la scritta Suez.
Ma sono ancora tanti i simboli nel quadro che presentano la Philadelphia europea, come veniva chiamata all’epoca, perché stava aprendo nuovi orizzonti mai esplorati, e che Dell’Acqua raffigura attraverso una bandiera americana. C’è poi Palazzo Carciotti, simbolo della prosperità assieme al vapore del treno, che ricorda il porto ferroviario moderno ed efficiente, e un angelo da cui partono scintille di elettricità con un messaggio in mano, un’allusione al telegrafo e la conseguente rivoluzione che questo mezzo comportò con la nascita di un mondo sincronizzato.
Mellinato introduce anche un confronto con altri artisti che rappresentano Londra, dove gli elementi di tecnologia rispecchiano quelli di Trieste, e altri in cui ordine e simmetria regnano nella rappresentazione della città. «Nel quadro di Dell’Acqua – ha aggiunto lo storico - tuttavia manca qualcosa». Che cosa? Lo Stato che garantisca l’evoluzione di tutto ciò che è stato creato, anche dopo il 1891. Quella ragazzina non troverà infatti l’equilibrio con le proprie corrispondenze commerciali, per cui i legami acquisiti non si rafforzano, ma al contrario si perdono nelle dinamiche politiche, e questo è il futuro che Dell’Acqua non prevede, assieme a una libertà che la città detiene nel 1875, ma che diventerà poi un problema politico.
Prossimo appuntamento il 14 febbraio con Massimo Firpo e i “Falsi ritratti” a partire dai volti di due celebri fiorentini, Niccolò Machiavelli e Alessandro de' Medici.
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