Quelle targhe dedicate ai «dottori buoni»

Fasola, Fogar e Fontana erano tre professionisti ricordati per la loro bravura e la profonda umanità
Di Roberto Covaz

Dava del tu a tutti con addosso il camice bianco da cui spuntava un panciotto fin troppo aderente e, spesso, una cravatta dai colori sgargianti. In quel tu c’era affetto, rispetto, rassicurazione per i pazienti tra i quali tanti bambini impauriti. Talvolta, ai più riottosi a farsi visitare, consentiva di giocherellare con lo stetoscopio per tranquilizzarli un po’. E poi quella sua passione, rafforzata da una competenza inappuntabile, per l’enologia. E, ancora, quel libro il cui titolo “Curarsi con il vino” chissà quanti colleghi ha fatto sobbalzare dall’indignazione. Questo e molto altro era Vittorio Fasola, pediatra e medico di famiglia, ai tempi in cui i dottori erano solo quelli che curavano le persone. Socialista, per un periodo consigliere comunale, proprio negli anni in cui alla carica di sindaco approdò il socialista Maiani, primo capo dell’amministrazione comunale non democristiano. Tra i suoi pazienti, Fasola annoverava pure tale Giovanni Braidotti, morto nel 1966, popolare macchietta monfalconese conosciuta come Giovanin dei Usei. E appartiene ancora oggi agli eredi del dottor Vittorio un busto che ritrae, appunto, Giovanin dei Usei. Proposta per la commissione toponomastica: un buchetto da intitolargli lo possiamo trovare? Colleghi pediatri di Fasola erano pure Luigi Fogar e Livio Fontana. Hanno cresciuto centinaia di monfalconesi, che tuttavia non erano nati a Monfalcone. A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, infatti, la gran parte dei monfalconesi doveva nascere a Gorizia. Il dottor Fontana sembrava molto severo, ma aveva uno sguardo dolce, quasi complice. Nel giardino di casa scorrazzava un alano di proporzioni notevoli; anch’esso, come il suo padrone, a dispetto dell’impressione, era buonissimo. Fontana era uomo di profonda cultura, cattolico, forse votava Dc. In casa sua si tenevano cenacoli culturali, la Monfalcone che pensa era ospite fissa.

Eccellente idea dedicare a loro l’intitolazione toponomastica di uno scorcio della nuova Monfalcone. Di quella vecchia, della loro, come non ricordare, tra i tanti, il cardio chirurgo Palmieri, bravissimo, il chirurgo Pamich, super, gli avvocati per antonomasia De Denaro - figlio d’arte - Cattarini, Ginaldi e il conte Valentinis che aspettava l’uscita delle targhe con numero pari per immatricolare una nuova vettura. Ricordiamo una sua berlina bianca targata Go 70000. E ancora i costruttori German, Pin, Romani, Pinesso. E l’imprenditore Eldere Bon.

Al secondo sindaco socialista di Monfalcone, il saggio Luigi Blasig, toccò invece suo malgrado l’ingrato compito di demolire, nell’agosto del 1980, il vecchio, del 1885, cotonificio Brunner. Resta il caro ricordo. Da domani il nome di un piazzale.

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