Quell’isola di plastica e rifiuti che deturpa le acque della Drina

Una enorme e inquietante “isola” artificiale, fatta di rifiuti e bottiglie di plastica, che insudicia il grande fiume cantato da Ivo Andrić e conferma quanto siano gravi i problemi ambientali e d’inquinamento delle acque, polmoni azzurri dell’intera regione. Accade nel cuore dei Balcani, tra Serbia e Bosnia, dove da giorni hanno profondamente colpito e fatto discutere l’opinione pubblica le immagini di enormi quantitativi di spazzatura che lordano la superficie del fiume Drina, poco più a monte di Višegrad - la città bosniaca teatro del romanzo epico “Il ponte sulla Drina” del premio Nobel Andrić - storico centro a ridosso della diga-centrale idroelettrica denominata Hidroelektrana Visegrad.
Parliamo di «decine di migliaia di metri cubi» di rifiuti, contenitori vuoti, bottiglie e sacchetti di plastica, legname e immondizia varia che sono confluiti nell’area di Visegrad trascinati da piccoli fiumi tributari della Drina - in particolare il Lim - fiumi che scorrono in territorio serbo e montenegrino, ha riassunto il portale specializzato Balkan Greeen Energy News.
Ma da dove arrivano, quei rifiuti? Con altissima probabilità si tratta di “scarti” di discariche illegali che fioriscono sulle sponde del Lim, in Serbia e più a monte in varie parti del Montenegro, finiti in acqua a causa delle forti piogge. Problemi simili sono stati segnalati anche in altri fiumi, come la Praca, la Tara e la Piva e nel bacino di Potpecko. I rifiuti poi vengono convogliati in gran parte nella Drina, con effetti disastrosi come quelli osservati in questi giorni. «Non siamo ottimisti» perché questi sono problemi che si ripresentano a scadenza annuale, per risolvere i quali bisogna adoperarsi a rimuovere, almeno in parte, «alcune decine di migliaia di metri cubi di rifiuti» che ostruiscono il flusso delle acque, ha illustrato sconsolato il direttore della centrale di Visegrad, Nedeljko Perisić.
Il problema si ripete a intervalli regolari ed è internazionale, visto che oltre alla Bosnia riguarda anche Serbia e Montenegro, Stati che in anni recenti si erano incontrati per concordare di sciogliere una volta per tutte il nodo immondizia scaricata nei fiumi, con esiti sconfortanti, non solo d’immagine e per le acque della Drina. I rifiuti infatti, dopo essere stati rimossi a ridosso della diga-centrale di Visegrad, vengono trasferiti in discariche presso la città, provocando altri problemi ambientali.
Lo scandalo tuttavia non è un caso isolato né riguarda solo la Drina dalle (ex) acque verde smeraldo. Analisi e studi, a più riprese, hanno infatti segnalato guasti ambientali che interessano altri fiumi balcanici: quelli minori, minacciati da centinaia di mini-centrali idroelettriche sorte come funghi negli ultimi anni; e quelli maggiori, come la Sava avvelenata dagli antibiotici, il Crni Timok, il canale Dtd, tra Vrbas e Novi Sad, e la Borska Reka, degradati da scarichi selvaggi. O infine il maestoso Danubio, che soffre quando bagna Belgrado, megalopoli che continua a sgravarsi delle sue acque reflue senza filtri e depuratori. Senza alcun rispetto per il suo Dunav. —
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