«Qui non c’è più nulla Assunto a Bergamo»

Alberto, ingegnere meccanico impiegato a Bergamo, in Tenaris, azienda che produce tubi e fornisce servizi per l'esplorazione e la produzione di petrolio e gas, si è laureato a Trieste con il massimo dei voti, ma racconta: «Sui siti di annunci di lavoro posizioni aperte a Trieste non se ne trovano, e anche lo sportello lavoro dell'Università di Trieste non offre molto. In questo campo l’Università di Udine è più attiva. In Tenaris mi trovo bene, mi piacerebbe poter lavorare a Trieste, ma non ho trovato nessuna posizione interessante né alcuna azienda è parsa interessata a me».
Le loro qualifiche, stando ai dati Almalaurea, sono tra le più richieste, eppure anche per loro le opportunità di lavoro a Trieste erano risicate se non inesistenti. «A Trieste, con un International Degree in Neuroscience ottenuto dopo la triennale in biologia molecolare, ho trovato lavoro come cameriera in un bar», racconta Monica, che ha 28 anni ed è appena tornata da un tirocinio di tre mesi a Valencia, dove si è recata grazie alla borsa post laurea Leonardo Jump. «E il mio destino avrebbe potuto essere quello, se non avessi deciso di tentare la carta dell’esperienza all’estero. A Valencia sono finita a lavorare, con un tirocinio di 13 settimane, per una start up, l’Emotion Research Lab». Gestita da tre donne di cui la più anziana ha una quarantina d’anni, l’azienda di neuromarketing di Valencia analizza le microespressioni facciali per testare l’apprezzamento di varie tipologie di prodotti da parte dei clienti, ma anche per studiare il gradimento di un candidato alle elezioni politiche o per determinare l’andamento di negoziazioni. «Fin dal primo giorno mi hanno fatto lavorare seriamente ai progetti per i loro clienti, che sono sparsi in tutta l’America Latina, ma anche a Londra, ad Amsterdam e in Nigeria. Sono state soddisfatte di come ho svolto il mio lavoro, per il quale ero qualificata grazie agli studi che ho svolto, così dopo il tirocinio mi hanno proposto di continuare a lavorare per loro anche una volta tornata a Trieste. Da settembre inizierò questo mio nuovo lavoro per l’Emotion Research Lab.
Francesco, 29 anni e laureato in ingegneria navale, avrebbe voluto lavorare in Italia. Dopo uno stage di sei mesi in Wartsila con una borsa lavoro di 600 euro al mese per svolgere un lavoro che non era quello per cui aveva studiato, ha ricevuto una proposta da uno studio di progettazione di Monfalcone: sei mesi di stage a 500 euro e poi un contratto a tempo determinato di un anno come operaio di terzo livello. Alla fine ha deciso di declinare l’offerta e di cercare un impiego all’estero.
«Dopo aver spedito centinaia di curricula, sono stato contattato su Linkedin da un’azienda di Aberdeen, in Scozia, che si occupa di offrire consulenze di natura ingegneristica per grandi aziende navali del settore “oil & gas”. La figura d’ingegnere all’italiana è molto richiesta, perché all’estero viene riconosciuto l’alto livello della nostra formazione accademica su base teorica, anche se poi ci dicono che manca la pratica e il contatto diretto con il mondo del lavoro. Mi hanno offerto subito un contratto a tempo indeterminato, con uno stipendio non altissimo ma adeguato. Così ho accettato, anche se non mi trovo particolarmente bene in questa città. Vorrei spostarmi in un altro posto, ma non necessariamente in Italia, anche se la mia fidanzata è lì. Non tornerei in Italia perché è complicato viverci, è tutto difficile» . (g.b.)
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