Raccordi ferroviari, il Csim vince la battaglia sul canone e i traffici

Non ci sarà alcun canone di allacciamento per i raccordi ferroviari delle zone industriali con la rete ferroviaria. I Consorzi industriali e in particolare quello di Monfalcone, capofila della rivolta sulla querelle dei raccordi per cui si rischiavano di pagare da 50 fino a 150mila euro, hanno vinto il braccio di ferro con Rete ferroviaria italiana (Rfi). Una battaglia che aveva visto in prima linea, a fianco dei Consorzi, la stessa Regione e in particolare l’assessore alle infrastrutture Riccardo Riccardi.
Ma non c’è soltanto la novità dell’eliminazione del canone, c’è anche l’abolizione del numero minimo di carri che devono passare per tenere aperto il raccordo. A comunicare la “buona notizia” lo stesso Consorzio per lo sviluppo industriale di Monfalcone che ha scritto una lettera a tutti i “raccordati” firmata dal direttore, Giampaolo Fontana. In gioco per Monfalcone oltre al raccordo del Lisert anche il tratto ferroviario che porta alla zona di Schiavetti-Brancolo.
Oltre alla previsione del canone da 50 a 150mila euro l’anno c’era appunto la condizione che venissero movimentati almeno 6mila 800 carri l’anno. Da due anni, spiega il Consorzio, tra i vertici del Consorzi industriali, l’assessorato regionale ai trasporti e Rfi si era tentato di «condividere alcuni principi di modifica alle proposte sui contratti di esercizio dei raccordi, finalizzato a raggiungere una soluzione equilibrata tra quanto disposto dal Gestore della rete e quanto auspicato dagli enti di logistica, dalle aziende e dei Consorzio industriali proprietari dei raccordi.
Le varie istituzioni hanno fatto quadrato, si è mobilitata anche la Ficei (Federazione italiana consorzi industriali) ed è stata portata avanti un’azione politica per evitare che, in sede di rinnovo contrattuale, venissero applicate «misure economicamente impattanti e disincentivanti per la liberalizzazione ferroviaria nel settore delle merci che ha comportato, tra l’altro, la dismissione di alcuni scali ferroviari minori quali quello di Ronchi dei legionari, per mancanza di del target minimo richiesto da Rfi dei 500 carri annui».
«Possiamo esprimere una certa soddisfazione nel vedere che nell’ultima edizione delle Disposizioni istruzione clausole contrattuali emesse da Rfi le nostre istanze sono state accolte - spiega Fontana - e da queste emerge l’eliminazione del canone di allacciamento oltre che io volumi di traffico annuali non sono più rilevanti e come tale anche il limite minimo di 500 carri annui».
Il consorzio industriale annuncia che «alla luce di queste novità valuteremo come poter procedere per la migliore gestione del raccordo principale informando anche3 coloro che hanno manifestato l’interesse a svolgere il ruolo di Gestore comprensoriale unico».
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