Raccordo, ecco la nuova “Porta d’Italia”

di Francesco Fain
«Questa è la risposta a chi sostiene che le grandi opere non vanno avanti in Friuli Venezia Giulia».
Non manca di metterci un pizzico di pepe l’assessore regionale ai Trasporti Riccardo Riccardi nel commentare la posa in opera sulla rotonda di Sant’Andrea del primo dei due archi della “Porta d’Italia”. Riccardi ha seguito passo dopo passo la laboriosa operazione, la notte scorsa. «E devo dire che interventi come questo mi emozionano sempre».
Le fasi
dell’installazione
Fortunatamente il maltempo non ha ostacolato i lavori che hanno visto impegnate tre enormi gru: due da 200 tonnellate e una da 500.
L’arco (di 40 metri, del peso di 84 tonnellate e con un’inclinatura di circa 30 gradi) è stato inserito a incastro nella struttura centrale, composta da una trave reticolare e da una serie di travi piane del peso di 150 tonnellate, e poi saldato. Lo spettacolare semicerchio completa il cosiddetto “ponte strallato” (definizione tecnica dei manufatti sospesi nei quali l’impalcato è sostenuto da una serie di cavi ancorati a piloni di sostegno).
L’avveniristica struttura, si legge in una nota di Autovie Venete, è stata progettata dall’ingegnere bolognese Giuseppe Matildi e caratterizzerà la rotonda, diventandone quasi un’attrazione. Alle operazioni hanno partecipato il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta e l’assessore regionale ai Trasporti nonché commissario per la terza corsia Riccardo Riccardi che ha sottolineato la forte valenza simbolica dell’opera evidenziata anche con una precisa scelta cromatica: bianco l’impalcato, rosso l’arco, verde la vegetazione della parte centrale dell’ampia rotatoria, per richiamare alla mente la bandiera italiana.
Modifiche
al traffico
Come annunciato, i lavori sono iniziati alle 20 di venerdì con la chiusura dei tratti stradali compresi tra lo svincolo per l’autoporto Sdag e la rotatoria di Sant’Andrea in direzione Gorizia e fra la medesima rotonda e l’uscita di Farra d’Isonzo in direzione Villesse. Due le fasi principali: l’arco, mantenuto in tensione dalle due gru più piccole posizionate lateralmente è stato prima sollevato in orizzontale dalla gru di maggiori dimensioni e poi, con una lenta rotazione, alzato e ruotato. Considerato il peso, non è stata un’operazione agevole nè semplice. A quel punto, le due gru laterali si sono spostate vicino alle “spalle” della struttura e mentre l’arco rimaneva sospeso, lo hanno riagganciato e posizionato correttamente per consentire alle due estremità di incastrarsi perfettamente nei supporti. Protagoniste del lavoro successivo, le squadre di saldatori: sono entrate in azione e hanno completato la complessa opera di ancoraggio.
L’intervento, che è proseguito anche questa notte, ha visto impegnato personale di Autovie Venete, dell’impresa Midolini, del Consorzio Fvg Cinque e della Maeg, l’azienda trevigiana che ha prodotto le parti metalliche, trasportate a Gorizia con una trentina di tir.
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