Racket dei bimbi mandati a rubare, altri furti nei bar di Trieste: indaga la Polizia

Sentiti i dipendenti dei locali e acquisite le immagini delle telecamere. C’è l’identikit di una donna

Gianpaolo Sarti
Un fermo immagine del bambino ripreso nel bar “Silk” di via Cadorna
Un fermo immagine del bambino ripreso nel bar “Silk” di via Cadorna

La Polizia indaga sul racket dei bambini mandati a rubare i salvadanai nei bar del centro. Bimbi di sette-otto anni, o poco più, sfruttati da ambienti criminali. Il fenomeno è già venuto a galla in altre città e in alcune zone del Friuli Venezia Giulia, come ad esempio a Pordenone, e ora sta interessando anche Trieste.

Non risultano ancora denunce ma gli episodi ci sono, eccome. Furti o tentati furti sono stati segnalati in queste ultime settimane all’Home di piazza della Borsa, al Teatro Verdi Caffè di piazza Verdi e all’Osteria Pep’s di Riva Tre Novembre. E, dopo quanto pubblicato dal Piccolo in questi giorni, sono emersi altri locali presi di mira, tra cui il bar al Foro davanti al tribunale e il Silk Bistrot (l’ex Tea Room) di via Cadorna.

Il racket che spedisce i bambini a rubare i salvadanai nei locali di Trieste
Un fermo immagine delle telecamere di sorveglianza di un bar: il bambino esce con il salvadanaio

La tecnica

La tecnica è sempre la stessa ed è stata immortalata dalle telecamere in almeno due occasioni: dalle immagini registrate all’Home e al Silk si vede un bambino, di appunto sette-otto anni, che entra nel locale e sta fermo al banco per un po’. I dipendenti dei bar che l’hanno notato sostengono che inizialmente il bimbo chiede dell’acqua oppure domanda di cambiare soldi in monetine, ad esempio 5 euro. Poi si guarda attorno per accertarsi di non avere gli occhi addosso. Non appena i camerieri si distraggono, afferra il salvadanaio e se ne va. All’esterno, a poca distanza, c’è sempre una donna ad attenderlo. Sembra che vengano utilizzati più bimbi, adeguatamente istruiti.

Caccia alla donna

Il minore – forse è sempre lo stesso – in una circostanza indossava un giubbotto blu, pantaloni neri e scarponcini marrone chiaro; in un’altra è vestito di scuro e sembra portare le stesse scarpe.

In un bar situato nelle vicinanze dell’Home di piazza della Borsa i gestori sono riusciti a fotografare questa donna che, stando a chi l’ha vista da vicino, non si esprime in lingua italiana. Ci sarebbe dunque un identikit.

La Polizia intende risalire a questa signora, che non è detto sia la madre dei bambini. In questi ultimi giorni gli agenti si sono recati nei locali per raccogliere le testimonianze di gestori e dipendenti e per acquisire i filmati.

I precedenti

I racket utilizzano i bambini perché, così piccoli, riescono a confondersi più facilmente tra i clienti dei bar e perché non sono perseguibili penalmente. Si tratta di un vero e proprio sfruttamento che, in passato, era già stato osservato a Trieste, seppur in forme diverse. Anni fa il procuratore facente funzioni Federico Frezza aveva scoperto – e perseguito – un’organizzazione che metteva a segno furti nelle abitazioni utilizzando minorenni in varie zone dell’Italia, tra cui appunto Trieste. Erano spuntati vari casi, raccolti in un fascicolo “contenitore”, culminati in processi e quindi in condanne a carico degli adulti responsabili. Erano stati inquisiti per concorso in furto. In alcune circostanze i bambini erano stati pedinati dagli investigatori per capire dove si recavano dopo aver compiuto i colpi: andavano nei campi nomadi.

Durante le indagini erano state intercettate le telefonate dei criminali, in alcune si raccomandava ai complici di «rompere le gambe» dei bambini quando non rubavano abbastanza.

Sfruttamento minorile e sociale

La questione ha rilevanza penale ma, trattandosi di sfruttamento minorile, anche sociale. «Le immagini che ho visto sono di una tristezza infinita – afferma l’assessore alle Politiche sociali Massimo Tognolli – perché coinvolgono i bambini, il peggio che ci possa essere. Una forma di criminalità che va contrastata subito. Come Comune ci stiamo adoperando con molto impegno a favore dei minori, su vari fronti e con molte attività».

I furti avvenuti nei bar triestini sono all’attenzione della Fipe: «Criminalità che si somma ad altra criminalità – riflette la presidente regionale Federica Suban – Trieste non è più un’isola felice e non ci si può voltare indietro». —

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