Raddoppio della centrale nucleare di Krško, Francia e Usa in pressing sulla Slovenia

Il segretario di Stato Tina Sršen ha incontrato i rappresentanti di Westinghouse e Edf: focus sulle tecnologie offerte dalle aziende. «Per ora nessuna decisione. Prima il referendum»

Mauro Manzin
epa01368816 (FILE) A file photo dated 12 December 2004 showing the nuclear power plant in Krsko, Slovenia. The European Commission late 04 June 2008 issued a UN-wide alert after the nuclear power plant in Krsko, Slovenia, began shutting down after a water leak in its cooling system. Slovenian nuclear authorities said there was no danger to people or the environment. EPA/STRINGER
epa01368816 (FILE) A file photo dated 12 December 2004 showing the nuclear power plant in Krsko, Slovenia. The European Commission late 04 June 2008 issued a UN-wide alert after the nuclear power plant in Krsko, Slovenia, began shutting down after a water leak in its cooling system. Slovenian nuclear authorities said there was no danger to people or the environment. EPA/STRINGER

Il premier sloveno Robert Golob ha appena lanciato una campagna energetica per «solarizzare», come ha detto in Parlamento, il Paese con la creazione di una fitta rete di impianti fotovoltaici, ma ecco che l’americana Westinghouse e la francese Edf bussano alla porta del governo per proporre i propri reattori nucleari a Lubiana per la realizzazione di Krško2, ovvero il raddoppio dell’attuale centrale, ora peraltro in fase di manutenzione e quindi spenta.

La Slovenia, come detto, è ancora lontana da una decisione politica sulla possibile costruzione del secondo blocco nucleare a Krško, anche il ministero delle Infrastrutture annuncia un referendum sul tema. Se la Slovenia decide in merito al progetto, sorge la domanda su come possa ottenere vantaggi più ampi per il paese e l'economia quando si sceglie un fornitore. Inoltre, lo Stato ha ancora anni di procedure amministrative per l'eventuale costruzione del secondo blocco. Il ministero delle Infrastrutture ha rilasciato alla Gen energija un permesso energetico, Gen energija ha quindi presentato un'iniziativa per avviare l'installazione della seconda centrale nel sito a Krško, ma il ministero dell'Ambiente non ha ancora preso una decisione in merito a più di sei mesi dalla proposta.

Nel frattempo però, i fornitori di tecnologia per le centrali nucleari stanno già facendo pressioni per la cooperazione sulla seconda unità. Il mese scorso ci sono stati due incontri con loro al ministero delle Infrastrutture. Il segretario di Stato responsabile per l'energia, Tina Sršen ha incontrato l'ambasciatore americano Jamie Lindler Harpootlian e alcuni altri rappresentanti dell'ambasciata e della compagnia Westinghouse, oltre a rappresentanti della compagnia francese Edf e dell'ambasciata francese. «Gli ospiti sono venuti a presentare le loro aziende e le tecnologie che offrono per la costruzione e la gestione di centrali nucleari», ha spiegato il ministero delle Infrastrutture. Alla domanda su cosa hanno raccontato agli ospiti americani e francesi al ministero, come scrive il Delo di Lubiana, hanno risposto che si trattava principalmente di presentazioni di aziende e dei loro attuali progetti nucleari nel mondo e nell'Ue: «Riguardo alle possibili intenzioni di costruire una nuova centrale nucleare, è stato detto a loro che in Slovenia non è stata ancora presa nemmeno una decisione strategica definitiva (referendum) in merito e che quindi non sappiamo ancora come prevedere una tempistica più specifica per questo progetto».

Ma il mercato preme. Attualmente, come spiega Janez Kopač di Gen energija e docente all’Università di Maribor, sulla piazza ad offrire tecnologia nucleare ci sono l'americana Westinghouse, che fornì anche il generatore per la prima unità della centrale nucleare di Krško, la franco-giapponese Atmea e la russa Rosatom. Sul mercato sono apparse anche Edf, la coreana Khmp e la cinese Cnnc (China National Nuclear Corporation) e, secondo le ultime pubblicazioni sui media professionali, anche la giapponese Mitsubishi. «Per creare il maggior valore aggiunto possibile in Slovenia - ha affermato - è necessaria la maggior parte possibile delle consegne nazionali. Pertanto, è importante che il fornitore di tecnologia nucleare disponga di una catena di approvvigionamento in cui possano essere coinvolti il maggior numero possibile di esperti e aziende nazionali». Allo stesso tempo, Žagar ha affermato che «se il fornitore includerà la professionalità slovena nelle sue catene di approvvigionamento, l'economia slovena otterrà un posto nelle catene di approvvigionamento internazionali. E, secondo il giornale economico Finance,l’americana Westinghouse e la coreana Khnp hanno già concordato di collaborare con società slovene. —

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