Radiazioni da un carro merci Stop al confine con sequestro

Un’anomalia radiometrica registrata su un vagone merci proveniente dalla Croazia ha fatto scattare la procedura di emergenza lungo la linea ferroviaria Nova Gorica-Gorizia. Il convoglio è stato fermato e il carro merci contenente materiali ferrosi sottoposto a controlli accurati da parte dei tecnici che ora dovranno decidere se respingerlo o bonificarlo.
In presenza di anomalie radiometriche l’intervento è automatico. Il portale realizzato e gestito dalla società goriziana Multiproject analizza tutti i convogli in transito provenienti dalla Slovenia. In caso di allerta, l’operatore, che da remoto controlla le variazioni di radioattività, informa la Polizia ferroviaria. A quel punto il convoglio viene bloccato e le misurazioni vengono ripetute manualmente per escludere falsi positivi.
Nel caso registrato, la presenza di una sorgente orfana di cobalto 60 è stata confermata anche dalle analisi spettrografiche eseguite dal Nucleo radiologico dei vigili del fuoco di Trieste e dal personale dell’Arpa regionale. Anche se gli allarmi non sono rari, nel 99% dei casi si tratta di anomalie radioattive di fondo tali da non creare preoccupazione per i cittadini. La prevenzione però viene prima di tutto. Anche se in questo caso l’emissione è stata considerata “consistente”, i valori registrati non costituiscono appunto una fonte di pericolo per la salute né della popolazione, né degli operatori chiamati a lavorarci attorno. Il principio di cautela prevale però su tutto. «Ci sono parole che fanno paura: una è radioattività, altre sono amianto e diossina. In questo caso parliamo di microsievert, millesimi di sievert», spiega Franco Varisco, amministratore della Multiproject, ricordando che alle volte basta una pioggia per lavare tutto.
I valori di riferimento oltre i quali l’esposizione ad aria contaminata con materiali radioattivi diventa pericolosa per la salute sono fissati dall’Aiea, l’Agenzia Internazionale per la Sicurezza Nucleare. Per la popolazione generale il riferimento è la cosiddetta “dose evitabile”, che consiste in una stima precauzionale della dose che la popolazione potrebbe assumere restando sul posto, calcolata nel valore massimo di 100 millisievert per settimana o per mese. Il sievert è l’unità che misura gli effetti e il danno provocato dalla radiazione su un organismo e il millisievert è un suo sottomultiplo.
Il valore soglia per la popolazione è dunque di 100 millisievert per settimana o per mese, ma anche qui, la misura «non è un limite tassativo», secondo gli scienziati è una stima secondo la quale «con alcune decine di millisievert è opportuno ridurre l’esposizione».
Quanto al cobalto 60, si tratta di un radionuclide non naturale. Deriva cioè da attività umana. È quindi possibile che si tratti di un residuo industriale finito nel carro merci. In ogni caso il materiale contenuto nel vagone non è considerato “sporco” dai tecnici. Da fonti interne alla Regione spiegano che potrebbe trattarsi anche solo di terra. «È una piccola componente, ma è sempre meglio isolarla». Per sapere di cosa si tratta, bisognerà prima scaricare tutte le 24 tonnellate di massa ferrosa. Dove però questo verrà fatto è ancora tutto da decidere.
Le opzioni, come detto, sono due: il respingimento o la bonifica. Entrambe comportano dei pro e dei contro. Il respingimento richiede da un lato un’estenuante attività burocratica, dall’altra costi contenuti, ma non garantirebbe che la bonifica poi venga effettuata realmente: una volta tornato al mittente, il vagone potrebbe ripartire così come sta. La seconda ipotesi assicura la rimozione del problema, ma ha dei costi importanti. —
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