Radiazioni da un carro merci Stop al confine con sequestro

Proveniente dalla Croazia conteneva all’interno 24 tonnellate di materiale ferroso Rilevata la presenza di cobalto 60. Ora due possibilità: bonifica o respingimento
Bumbaca Gorizia 04.07.2019 Vagone sequestrato © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 04.07.2019 Vagone sequestrato © Fotografia di Pierluigi Bumbaca



Un’anomalia radiometrica registrata su un vagone merci proveniente dalla Croazia ha fatto scattare la procedura di emergenza lungo la linea ferroviaria Nova Gorica-Gorizia. Il convoglio è stato fermato e il carro merci contenente materiali ferrosi sottoposto a controlli accurati da parte dei tecnici che ora dovranno decidere se respingerlo o bonificarlo.

In presenza di anomalie radiometriche l’intervento è automatico. Il portale realizzato e gestito dalla società goriziana Multiproject analizza tutti i convogli in transito provenienti dalla Slovenia. In caso di allerta, l’operatore, che da remoto controlla le variazioni di radioattività, informa la Polizia ferroviaria. A quel punto il convoglio viene bloccato e le misurazioni vengono ripetute manualmente per escludere falsi positivi.

Nel caso registrato, la presenza di una sorgente orfana di cobalto 60 è stata confermata anche dalle analisi spettrografiche eseguite dal Nucleo radiologico dei vigili del fuoco di Trieste e dal personale dell’Arpa regionale. Anche se gli allarmi non sono rari, nel 99% dei casi si tratta di anomalie radioattive di fondo tali da non creare preoccupazione per i cittadini. La prevenzione però viene prima di tutto. Anche se in questo caso l’emissione è stata considerata “consistente”, i valori registrati non costituiscono appunto una fonte di pericolo per la salute né della popolazione, né degli operatori chiamati a lavorarci attorno. Il principio di cautela prevale però su tutto. «Ci sono parole che fanno paura: una è radioattività, altre sono amianto e diossina. In questo caso parliamo di microsievert, millesimi di sievert», spiega Franco Varisco, amministratore della Multiproject, ricordando che alle volte basta una pioggia per lavare tutto.

I valori di riferimento oltre i quali l’esposizione ad aria contaminata con materiali radioattivi diventa pericolosa per la salute sono fissati dall’Aiea, l’Agenzia Internazionale per la Sicurezza Nucleare. Per la popolazione generale il riferimento è la cosiddetta “dose evitabile”, che consiste in una stima precauzionale della dose che la popolazione potrebbe assumere restando sul posto, calcolata nel valore massimo di 100 millisievert per settimana o per mese. Il sievert è l’unità che misura gli effetti e il danno provocato dalla radiazione su un organismo e il millisievert è un suo sottomultiplo.

Il valore soglia per la popolazione è dunque di 100 millisievert per settimana o per mese, ma anche qui, la misura «non è un limite tassativo», secondo gli scienziati è una stima secondo la quale «con alcune decine di millisievert è opportuno ridurre l’esposizione».

Quanto al cobalto 60, si tratta di un radionuclide non naturale. Deriva cioè da attività umana. È quindi possibile che si tratti di un residuo industriale finito nel carro merci. In ogni caso il materiale contenuto nel vagone non è considerato “sporco” dai tecnici. Da fonti interne alla Regione spiegano che potrebbe trattarsi anche solo di terra. «È una piccola componente, ma è sempre meglio isolarla». Per sapere di cosa si tratta, bisognerà prima scaricare tutte le 24 tonnellate di massa ferrosa. Dove però questo verrà fatto è ancora tutto da decidere.

Le opzioni, come detto, sono due: il respingimento o la bonifica. Entrambe comportano dei pro e dei contro. Il respingimento richiede da un lato un’estenuante attività burocratica, dall’altra costi contenuti, ma non garantirebbe che la bonifica poi venga effettuata realmente: una volta tornato al mittente, il vagone potrebbe ripartire così come sta. La seconda ipotesi assicura la rimozione del problema, ma ha dei costi importanti. —



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