Raffica di condanne per la gang della coca

Quasi 70 anni complessivi di carcere ai trafficanti che avevano messo in piedi a Trieste una rete di spaccio. Al “capo” 14 anni
Lasorte Trieste 27/11/17 - Tribunale, Jonathan Andres Suarez Cabezas
Lasorte Trieste 27/11/17 - Tribunale, Jonathan Andres Suarez Cabezas

Ha ascoltato la sentenza e ha abbracciato la fidanzata. Poi lo hanno riportato in cella. Jonathan Andres Suarez Cabezas, il trentenne colombiano che riforniva di cocaina la piazza triestina con ambizioni da narcotrafficante in grande stile, è stato condannato ieri a 14 anni e 6 mesi di carcere. Con lui altri 11 complici sudamericani e personaggi locali, accusati di associazione per delinquere o spaccio di stupefacenti. Sommando le pene stabilite dal giudice Guido Patriarchi, per l’intera banda criminale si raggiungono quasi 70 anni di carcere. I legali attendono ora le motivazioni della sentenza per valutare le prossime mosse. Sono gli avvocati Luca Ferrucci (che tutela 7 dei condannati) Maria Pia Maier, Maria Genovese, Alessandro Giadrossi, Andrea Cavazzini, Chiara Valente e Nicola Sponza.

Il vasto giro di droga è stato scoperchiato dopo una lunga indagine della Squadra mobile di Trieste, coordinata dai pm Maddalena Chergia e Massimo De Bortoli. Un’inchiesta in cui non sono mancati i colpi di scena: per incastrare il “re” della coca, che nascondeva i pacchi di polvere bianca in una casetta di Campanelle abitata da una vecchina ignara di tutto, gli agenti si sono serviti dell’aiuto di due addetti dell’Acegas. Per non insospettire la gang di sudamericani, gli operatori hanno finto di dover leggere i contatori. Era il dicembre del 2016: si sono trovati davanti quasi due chili di coca e uno e mezzo di marijuana. Dalle perquisizioni all’interno dell’alloggio spunteranno poi pure le pistole. Più avanti, in un altro covo, anche i fucili. Ecco le prove che cercavano agli agenti per mettere a segno il blitz, sequestrare droga e armi, e farlo apparire l’operazione agli occhi del capoccia colombiano come una scoperta “casuale”. «Ho perso migliaia di euro - avrebbe detto Suarez in una telefonata intercettata dalla polizia - ma non dobbiamo fermarci...». Per colmare l’ammanco, il trafficante si è rivolto alla criminalità slovena.

Ma la sua rete principale era l’asse Colombia-Spagna, con Trieste come ultimo approdo. La polizia, passo dopo passo, è risalita all’intero traffico, con intercettazioni e pedinamenti: una rete di contatti con personaggi che avevano base all’estero. È a Barcellona e a Madrid che la sostanza veniva acquistata da Suarez e dalla compagna, la ventottenne dominicana Karen Maria Baez Lantigua, detta “Karina”. Per lei la pena è di 8 anni di carcere. Sei anni invece al colombiano Luis Alfredo Alava Panchano, detto “James”. Così, a scendere, gli altri condannati, ciascuno con un compito più o meno rilevante nella gang: 5 anni al colombiano Heyman Leonard Suarez Lizalda ; 4 anni e 6 mesi a Carlos Augusto Renteira Garcia; 5 anni alla cinquantenne Carmen Maria Lantigua Burdiez, la mamma di Beaz; 4 anni e 6 mesi a Liliana Cabezas Bazan, madre di Suarez.

Era una sorta di affare di famiglia, dunque. Non fosse che per il trasporto e lo stoccaggio della coca i sudamericani si appoggiavano ai pusher triestini: il quarantenne Fabrizio Steiner (1 anno, 4 mesi e 4 mila euro di multa); il trentaduenne Devid Lombardi (1 anno, 10 mesi e 5 mila euro di multa). Entrambi sono stati condannati per spaccio ma assolti dall’imputazione di associazione a delinquere. Lombardi e Steiner erano clienti abituali di Alava Panchano: acquistavano lo stupefacente da rivendere a terzi.

Discorso diverso per il sessantaseienne Roberto Indelicato (5 anni), di professione tassista, che partecipava alla seconda fase del traffico: il trasporto. Dopo aver comperato la cocaina e la marijuana all’estero, Suarez e la fidanzata attivavano il trasferimento della droga a Trieste. E qui entrava spesso in scena Indelicato che si divideva tra l’attività di “corriere” e autista della coppia. Nel corso delle udienze in Tribunale l’uomo si era difeso affermando di non essere a conoscenza che nella sua auto, usata per portare lo stupefacente, venisse nascosta pure coca. Pensava ci fosse solo marijuana. Tre anni, 8 mesi e 15 mila euro di multa alla moglie Eliana Clarot, sessantunenne: il processo ha dimostrato che anche lei ha concorso al trasporto della droga. Quattro anni, 10 mesi e 20 giorni, infine, all’altro triestino della banda, il settantasettenne Luigi Cordella. L’altro autista.

Il traffico stroncato dalla Squadra mobile fruttava guadagni di migliaia di euro: in un’intercettazione si parla addirittura di 60-65 mila mensili. Soldi che il capo della gang, Suarez, impiegava spesso per togliersi gli sfizi: a casa sua, in via Corridoni, la polizia aveva trovato centinaia di scarpe griffate e abiti di lusso acquistati nelle boutique di via Montenapoleone a Milano. Nei cellulari sequestrati anche foto con la fidanzata sorridente ritratta tra le mazzette di soldi.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo