Ragazzina violentata a Jesolo. Incidente probatorio rinviato
JESOLO Avrebbero dovuto ritrovarsi ieri per la prima volta idealmente “faccia a faccia” – pur se separati dal vetro della camera riservata all’audizione dei minori – Mohamed Gueye e la ragazza triestina di 16 anni (15 la scorsa estate) che lo ha accusato di averla violentata sulla spiaggia di Jesolo, in una notte d’agosto.
Ieri, infatti, davanti al giudice per le indagini preliminari Battistuzzi era in programma l’incidente probatorio per l’acquisizione della testimonianza della ragazza (che non ha al momento nominato un proprio legale, per costituirsi parte lesa), alla presenza del pubblico ministero Massimo Michelozzi, dell’imputato e dell’avvocato difensore Jacopo Stefani. In programma anche l’acquisizione dei risultati dell’esame del Dna.
Invece, l’udienza è stata aperta e subito aggiornata dal giudice al 12 febbraio, per la mancata notifica della convocazione proprio alla giovane donna.
Gueye si trova in carcere, con l’accusa di violenza sessuale aggravata: la gip Roberta Marchiori l’aveva ritenuto pericoloso e a rischio di fuga e, così, ne ha disposto la custodia cautelare. L’uomo è ora in attesa che la Cassazione decida sulla richiesta di arresti domiciliari avanzata dal suo legale e già respinta, in prima battuta, dal tribunale del Riesame di Venezia. I giudici veneziani non hanno, infatti, ritenuto di sposare la linea sostenuta dall’avvocato Stefani, ovvero che il rapporto sessuale fosse stato consenziente e che la stessa quindicenne avesse detto a Gueye di essere maggiorenne.
A lui, gli investigatori erano risaliti due giorni dopo la presunta violenza sessuale, partendo dalle immagini delle telecamere di sorveglianza attive nel Comune di Jesolo, dove si vedeva la ragazza allontanarsi dal gruppo di amici, andando verso la spiaggia con un giovane, dopo la richiesta di una sigaretta. Alle 5 di mattina, un ragazzo che camminava lungo la passeggiata aveva visto la giovane piangere e chiedere aiuto. Era così scattato l’allarme, mentre la quindicenne veniva soccorsa – sotto choc – dai medici dell’ospedale di San Donà. —
R.D.R.
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