Rai: c’è il canone da pagare. L’avvocato: intimidazione

Caccia grossa a chi non ha il televisore e, secondo la Rai, non paga il canone.
Durante la “battuta” in corso a Trieste i dirigenti dell’emittente di Stato sono però incappati in un cittadino che ha risposto per le rime alla loro ingiunzione e li ha costretti a salvarsi in angolo a tempo di record. Con una giustificazione balbettata e con una sorta di scuse.
Quel cittadino è un avvocato che sa maneggiare la legge e le ingiunzioni altrui e ha fatto valere con la Rai la propria buona fede e i propri diritti. Ma quante analoghe lettere con l’intestazione “Canone speciale tv - Ultimo sollecito” sono state inviate a cittadini, magari anziani, che non sono in grado di maneggiare la legge e le ingiunzioni con uguale facilità? Quanti sono stati indotti a pagare - pur non avendo il televisore - dal tono perentorio e ultimativo della lettera con una firma illeggibile, inviata loro dal titolare della Direzione amministrativa abbonamenti?
Ecco la storia. Il cittadino che ha messo con le spalle al muro l’emittente di Stato è l’avvocato Roberto Corbo. A lui un paio di giorni fa era stata recapitata una lettera su carta intestata Rai.
«Nonostante le nostre precedenti comunicazioni non ci risulta che lei abbia sottoscritto un nuovo abbonamento alla televisione. La detenzione di un apparecchio televisivo senza la corresponsione del canone di abbonamento costituisce una violazione tributaria soggetta a sanzioni di legge ed espone l’utente ad accertamento tributario e a eventuale procedura di esecuzione forzata, nel corso della quale il debitore risponde con tutti i Suoi beni. L’accertamento può essere evitato provvedendo a versare subito l’importo del canone».
L’avvocato non si è perso d’animo e ha immediatamente risposto alla “cortese” lettera della Rai con una diffida.
«Nel mio studio legale di via di Prosecco 6 - ha scritto l’avvocato Corbo - non ho televisori, perché non avrei nemmeno il tempo per guardare i relativi programmi. Pago regolarmente il canone, vi ho fornito i miei dati personali affinché ne faceste un uso diverso. Vi invito a rileggere bene il contenuto della vostra promozione e se essa possa realmente essere recepita per tale dagli utenti. Io e altri collaboratori l’abbiamo interpretata come un’intimazione ad adempiere a un obbligo di legge. Sono deluso e rattristato che la Rai possa aver pensato e posto in essere una simile iniziativa, di cui chiedo spiegazioni. Non ricevendo riscontro a questa lettera inviata via fax mi riterrò libero di agire giudizialmente per la migliore tutela dei miei interessi. Pretendo altresì le vostre scuse».
Di fronte all’inattesa e tenace resistenza, la Rai ha cambiato tono. Ha cercato di giustificare l’invio della perentoria lettera sostenendo che si trattava di una forma di promozione. Poi ha ulteriormente smorzato il tono. A tempo di record.
«Con la presente La informiamo di aver preso atto di quanto da Lei comunicato in relazione alla Sua utenza. Con l’occasione La ringraziamo per la Sua cortese collaborazione e le inviamo i migliori saluti»: il direttore della Direzione amministrazione abbonamenti.
Vertenza chiusa. Pare di sì, anche se molti cittadini che hanno ricevuto analoghe lettere dalla Rai oggi sanno che ci si può anche difendere. L’avvocato Corbo ha messo in riga la tivù di Stato e le sue “promozioni” a suon di ultimi solleciti e articoli di legge.
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