Referendum sulla famiglia. La Slovenia “litiga” sui gay

Il quesito del 25 marzo vuole abolire la legge varata dal defunto governo Pahor che normalizza le coppie di fatto e quelle omosessuali. Il fermo no della Chiesa

 

TRIESTE

Slovenia terra dei referendum. Dopo quello che ha bocciato la riforma pensionistica e innescato la crisi politica che ha portato alla sfiducia del governo Pahor e quindi alle elezioni politiche anticipate del 4 dicembre scorso, ecco che la volontà popolare sarà ancora una volta sentita, questa volta per cercare di bloccare l’entrata in vigore della nuova legge sulla famiglia varata sempre dall’oramai morto e sepolto governo Pahor. L’appuntamento con le urne è fissato il prossimo 25 marzo. Il referendum è stato promosso dall’Inizitiva civile per i diritti della famiglia e dei bambini, affiancata ora dal Movimento per il diritto di famiglia e gran parte dei partiti rappresentati e non in Parlamento, i quali hanno raccolto 42mila firme e hanno ottenuto il via libera dalla Corte costituzionale.

La legge in questione prevede di legalizzare le coppie omosessuali e le coppie di fatto, ma permette anche a una lesbica o a un omosessuale di poter adottare il figlio naturale della propria compagna o compagno. Il governo non si intrometterà nella campgna referendaria, tuttavia i singoli partiti illustreranno all’opinione pubblica i propri punti di vista sulla delicatissima questione. Contro la legge si sono schierati i democratici del premier Janez Janša (Sds), i popolari (Sls) e Nuova Slovenia (Nsi), tutte e tre formazioni che sostengono la coalizione di centrodestra al governo. Ma la Lista Virant (anch’essa nel governo) è contraria al referednum mentre il quinto partner, ossia i pensionati di Desus, non esprimono giudizi e vogliono rimanere fuori dalla contesa.

Contro il referednum si sono schierati Slovenia positiva, i socialdemocratici (Sd) e, come detto, la Lista Virant, partiti i quali sono confluiti nel Movimento per il diritto di famiglia con il quale, oltre ad alcune organizzazioni civili, collaborano anche i liberaldemocratici, Zares, il Partito dei giovani e il Movimento per uno sviluppo duraturo della Slovenia, tutte formazioni partitiche, queste ultime quattro, che non hanno deputati in Parlamento.

Chiara la ferma opposizione della Chiesa slovena al nuovo diritto di famiglia predisposto dal governo Pahor. La Conferenza episcopale ha parlato chiaro, mettendo nero su bianco la propria posizione nell’ultima lettera pastorale letta dai pulpiti delle Chiese le scorse due domeniche. In poche parole il messaggio ai cattolici è chiaro: andate a votare in massa al referendum per l’abolizione della legge. I vescovi sloveni, infatti, spiegano che è un dovere per i fedeli di Santa romana Chiesa impegnarsi per una famiglia giusta basata sul matrimonio tra uomo e donna e improntata alla nascita, crescita ed educazione ai più alti valori morali dei figli.

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