Regione, barricate in aula contro i supercomuni

Opposizioni in rivolta. Panontin tira dritto. Spunta l’ipotesi di dimezzare i tagli ai finanziamenti per i Municipi “anti Uti”
L'aula del consiglio regionale
L'aula del consiglio regionale

TRIESTE. Come ampiamente previsto, la discussione in aula sul passaggio alla Regione delle funzioni provinciali in materia di vigilanza ambientale diventa l’ennesima occasione di acceso scontro sulle Uti. Materia del contendere sono stavolta gli emendamenti che la giunta ha presentato la settimana scorsa, fissando per il 15 aprile l’avvio delle Unioni fra i Comuni favorevoli e prevedendo la riduzione dei trasferimenti finanziari alle 81 amministrazioni contrarie alla riforma.

L’assessore Paolo Panontin cita una serie di vecchi discorsi di esponenti del centrodestra: «In questi anni avete detto voi stessi che i Comuni devono associarsi per valorizzare il governo dal basso, migliorare i servizi e ridurre i costi, indicando la necessità di un livello intermedio fra Regione ed enti locali».

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Debora Serracchiani e Renzo Tondo

Panontin ritiene che «la giunta Tondo non ha avuto il coraggio di cambiare: lo abbiamo fatto noi, subendo il boicottaggio del ricorso al Tar, che ha messo in discussione l’autonomia e la legittimità del consiglio, facendoci perdere un semestre. Tempo regalato ai sindaci che non vogliono applicarsi e che sfruttano il tema per la propria campagna elettorale».

Diego Moretti (Pd) invita a procedere, senza perdere di vista la mediazione: «Approviamo gli emendamenti e poi lavoriamo per recuperare il disagio dei sindaci contrari. Ci sono proposte su cui riflettere». Il riferimento è all’emendamento avanzato da Ncd, Ar e dal forzista Ziberna, che chiedono di ridurre l’entità dei mancati trasferimenti ai “ribelli”. La maggioranza sta trattando con le componenti dialoganti del centrodestra: probabile punto d’incontro sarà il dimezzamento delle penalizzazione per i municipi antiUti, almeno per il 2016.

Alessandro Colautti (Ncd) vede «margini di dialogo, nella consapevolezza che non si può prescindere da un sistema integrato di aree vaste», mentre Renzo Tondo (Ar) invita a «evitare lo scontro, ma la giunta smetta con forzature e commissariamenti». Il resto dell’opposizione è sulle barricate. Per Riccardo Riccardi (Fi), «la maggioranza ci spiega che oggi aderire alle Uti è facoltativo, ma la facoltà di commissariare non è eliminata e restano in piedi i mancati trasferimenti: la giunta nega il proprio ricatto ma perfino l’Anci ha parlato due giorni fa di Vietnam».

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Rodolfo Ziberna (Fi) critica Panontin per «la valanga di emendamenti con cui ha stravolto la legge all’ultimo momento, prassi ormai consueta per una giunta senza rispetto istituzionale. Si profilano aggregazioni zoppe e il soffocamento delle amministrazioni che non si piegano alla giunta». Luca Ciriani (Fdi) chiede all’esecutivo di «ammettere l’errore rispetto a una legge che finora è stata modificata già otto volte».

Per Andrea Ussai (M5s), infine, «gli emendamenti sono scandalosi e confermano il blocco dei trasferimenti: siamo all’usura». Parole di fuoco arrivano da Barbara Zilli (Lega): «La mediazione tentata da Ncd e Ar è ridicola. La riforma delle Uti non ha gambe, non è mai stata condivisa col territorio e viene cambiata ancora una volta. La giunta prima minaccia i commissariamenti e ora utilizza i mancati trasferimenti come intimidazione. O con noi o contro di noi: come ai tempi del fascismo e dell’olio di ricino».

«Le Uti non tutelano la minoranza slovena»

Frasi che mandano fuori dai gangheri Debora Serracchiani: «Si vergogni e abbia rispetto per chi certe cose le ha vissute davvero. Ci si ricordi poi che è la Carta delle autonomie, voluta nel 2012 dal centrodestra nazionale, già prevedeva l’obbligatorietà dell’esercizio di funzioni in forma associata».

La maggioranza intanto fa quadrato, con Enzo Martines (Pd) e Pietro Paviotti (Cittadini) che sottolineano «la necessità di rispondere ai Comuni che volevano partire con le Uti» e Giulio Lauri (Sel) che ricorda che «anche il programma di Tondo parlava di unioni fra Comuni».

Fuori dal coro i due rappresentanti sloveni del Pd: mentre Igor Gabrovec sottolinea che «18 dei 32 Comuni con presenza slovena non hanno approvato gli statuti delle Uti per mancanza di adeguata tutela», Stefano Ukmar evidenzia che «l’Uti triestina è composta al momento soltanto dal capoluogo e da Sgonico».

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