Resinovich, il legale del fratello di Liliana: “Il tema non sono i sacchi neri ma il cordino”

Secondo l’avvocato Gentile il reperto cruciale non è mai stato spiegato in maniera convincente 

Sergio Resinovich, il fratello di Liliana
Sergio Resinovich, il fratello di Liliana

Non sono i sacchi neri a ostacolare l'ipotesi del suicidio. Il dottor Barisani, medico legale e consulente del Visintin, infatti, è stato il primo a dire e scrivere, che Lilli è stata picchiata, prima di morire.

Il vero elemento che continua a sollevare interrogativi serissimi non sono i sacchi neri, tra l'altro privi di qualsiasi impronta di Liliana, ma il cordino: un reperto cruciale, mai spiegato in modo convincente".

Caso Resinovich: Liliana e quei sacchi neri, cala il silenzio dopo la rivelazione
Chi segue, in tutta la sua complessità, il caso Resinovich, conosce un aspetto inusuale rispetto ad altre vicende: in questo caso specifico di cronaca, le immagini della vittima sono moltissime. Sebastiano Visintin ha lavorato a lungo come fotografo. Ha scattato complessivamente decine di migliaia di foto alla moglie Liliana

E' il commento dell'avvocato Nicodemo Gentile che assiste Sergio Resinovich, fratello di Liliana, sulle dichiarazioni di un ristoratore in merito a sacchi neri che Liliana gli avrebbe chiesto, mesi prima di scomparire.

"Sarebbe opportuno che, su quel punto, il marito di Liliana facesse definitivamente chiarezza - prosegue Gentile - Solo allora si potrà, insieme, orientare l'attenzione verso pizzaioli che resuscitano circostanze ammuffite e traballanti e l'individuazione del carabiniere fantasma di cui si discute in queste ultime giornate".

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