Restyling a Sant’Anna Lavori sul colonnato

La giunta comunale, su proposta dell’assessore Elisa Lodi, ha approvato il progetto preliminare generale che prevede riqualificazione e risanamento conservativo del colonnato monumentale nel cimitero di Sant’Anna. Per l’esattezza si tratta del colonnato monumentale più antico, disegnato dall’architetto Ferrari (la cui idea prevalse su quella di Matteo Pertsch), risalente al 1828 e - secondo le informazioni comunicate da AcegasApsAmga - e appartenente al nucleo originario del camposanto triestino, che venne inaugurato nel 1825 dall’allora vescovo Antonio Leonardis nell’area suburbana in precedenza proprietà dei Burlo, abitualmente adibita a vigneto e orticoltura.
Il progetto “risanatore” - ricorda la delibera 691 portata all’attenzione dell’esecutivo comunale lo scorso dicembre - è firmato dall’architetto Eugenio Meli e deriva dall’epoca cosoliniana: si articola su tre lotti ed evidenzia un quadro economico complessivo che ammonta a 250mila euro. Il primo lotto è già stato bandito e il relativo cantiere è all’opera da alcune settimane, con una previsione di spesa di 250mila euro e una tempistica realizzativa finalizzata al giugno 2017. Andrà a completare un lavoro iniziato nel 2015 e si concentrerà sulla copertura del colonnato.
Di maggiore consistenza gli altri due lotti, che saranno messi a gara quest’anno: per entrambi una capacità di 500mila euro, con l’obiettivo di chiudere la partita restaurativa nel 2018, così come da Piano triennale delle opere. La delibera 691 informa inoltre che il finanziamento avverrà mediante alienazioni.
Il quadro economico specifica che il secondo lotto sarà ancora dedicato ad interventi di copertura, mentre il terzo verterà sul restauro della trabeazione, delle murature, delle colonne e del pavimento. Si metterà mano anche ai lucernari, che coprono nove campate. La giunta si riserva poi in ulteriori e successive fasi l’approvazione definitivo-esecutiva dei progetti riguardanti questi due lotti.
A fungere da stazione appaltante sarà AcegasApsAmga, che per trent’anni, a far data dal maggio 2000, ha in capo l’affidamento dei servizi funebri e cimiteriali triestini. La Soprintendenza regionale ai Beni architettonici e al paesaggio aveva dato via libera allo svolgimento dei lavori già nel marzo dell’anno corrente.
Nelle premesse la delibera riassume la recente vicenda manutentiva del colonnato, ricostruendone rapidamente la storia. Il manufatto è composto da un portico a sua volta ripartito in sessantuno campate e ciascuna campata ospita una tomba di famiglia «formata da loculi ipogei e da un monumento sepolcrale». La vetustà della struttura ha già richiesto negli ultimi decenni interventi di restauro, come nel 1966 e, più recentemente, nel 1989. Al principio degli anni Novanta 26 delle 61 campate ebbero rifatta la copertura e le trabeazioni, oltre che la sostituzione di elementi lapidei degradanti.
Negli ultimi anni i problemi di tenuta si sono acuiti, tant’è che «il deterioramento di alcune strutture lignee ha determinato il cedimento di parte delle falde della copertura», così da consigliare nel 2015 un intervento urgente di messa in sicurezza. Le giunte Cosolini e Dipiazza hanno alla fine convenuto di «garantire le condizioni di decoro consone alla sacralità dei luoghi nonchè al valore storico-artistico e socio-culturale (sic) del manufatto cimiteriale... nonchè l’incolumità degli utenti e degli operatori».
Secondo fonti AcegasApsAmga anche l’altro colonnato monumentale, quello più recente edificato nel 1895 dall’altra parte rispetto all’antenato, avrà presto bisogno di una drastica attività di rinforzo: intanto sono stati montati 50 metri di ponteggi per la messa in sicurezza e si stanno rilevando campionature per valutare la portata degli interventi da pianificare.
Nell’ultimo quarto di secolo le numerose attestazioni artistiche e architettoniche che abbelliscono il cimitero di Sant’Anna hanno attirato l’attenzione degli studiosi. Lorenzo Resciniti, Roberto Curci e Luca Bellocchi (autore, quest’ultimo, proprio di un volume sul camposanto cittadino) si sono occupati, in momenti diversi e da angolature differenti, di un patrimonio culturale ancora misconosciuto.
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