Rex, il transatlantico che venne a morire fra Trieste e l’Istria

È stato il transatlantico più veloce del mondo e tra l’agosto del 1933 e il giugno 1935 potè fregiarsi del “Nastro Azzurro”, il guidone che attesta questa performance tra le due sponde dell’Atlantico. Ma il “Rex”, il simbolo della marineria italia d’anteguerra, è stato anche il transatlantico che più a lungo ha contrassegnato il paesaggio triestino. Per quattro anni la sua sagoma inconfondibile fu ben visibile tra i magazzini del Porto Nuovo e il vallone di Muggia. Era stato trasferito da Genova in questa ultima propaggine dell’Adriatico nel tentativo di proteggerlo dai bombardamenti aerei. Arrivò a Trieste il 15 agosto 1940 e fu ormeggiato al molo Sesto per essere poi vigliaccamente “ucciso” l’8 settembre del 1944 tra Capodistria e Isola dai bombardieri della Royal Air Force che lo colpirono con 123 razzi incendiari. Bruciò per quattro giorni e il suo scafo si adagiò sul basso fondale a 350 metri di distanza dalla strada costiera che a Semedella corre lungo la riva.
Poco è rimasto nella memoria di quei quattro anni di permanenza “in disarmo” a Trieste. Qualche rara foto ingiallita e leggermente fuori fuoco. Qualche arredo, una scialuppa, posate, piatti, coperte, mobili depredati dai tedeschi dopo l’8 settembre e dopo l’uscita dell’Italia dalla guerra e da Trieste che fu aggregata al Reich. Restano poi le immagini delle bombe britanniche, dello scafo inclinato sul fianco sinistro con i due fumaioli che guardano verso il largo.
Al contrario sono perfettamente leggibili in tutti i dettagli, ben conservate e pubblicate su numerosi volumi, le immagini realizzate a Sestri ponente al momento del varo. Era il primo agosto 1931, esattamente 80 anni fa e il “Rex” scendeva in mare trionfalmente, ripreso dagli obiettivi dei fotografi di grido e dagli operatori della Regia Aeronautica imbarcati su un numerosi idrovolanti. A terra, il re “soldato”, Vittorio Emanuele III era accanto alla regina Elena, madrina della immensa nave. Fu un giorno di festa, il preludio di anni felici, di record, di successi a livello internazionale. Ecco come lo storico navale Maurizio Eliseo descrive nel suo volume dedicato al Rex il momento della discesa in mare.
«La Regina si avvicinò a un piedestallo posto sulla balaustra del podio, ben visibile alla massa della gente sottostante. Al centro c’era un vistoso pulsante rosso che doveva rilasciare la bottiglia di spumante Gancia. Un attimo dopo la nave si sarebbe mossa. Teso in volto l’ingegner Achille Piazzai, direttore del varo, urlò a squarciagola: “Madrina, in nome di Dio taglia”. Come una scossa percorse tutti e divenne l’urlo di centomila persone che saltarono, si abbracciarono e applaudirono, le sirene urlanti del cantiere, i fischi dei rimorchiatori, il tuono delle salve d’onore dei cannoni dei cacciatorpedinieri».
In effetti il “Rex” rappresentava uno dei vanti del regime fascista e assieme al “Conte di Savoia”, costruito al cantiere San Marco di Trieste, fu l'unica nave italiana in grado di competere coi grandi transatlantici francesi, tedeschi e britannici.
Il Rex era lungo “fuori tutto” 268,20 metri, largo 29,5. L’immersione a pieno carico superava di poco i dieci metri. La stazza lorda era di 51.062 tonnellate. L’apparato motore era costituito da quattro gruppi di turbine a vapore che azionavano quattro eliche di cinque metri di diametro. La potenza dichiarata era di 120 mila cavalli che, con la definitiva messa a punto, divennero 136 mila. Il viaggio inaugurale iniziò a Genova il 27 settembre 1932 con a bordo 1872 passeggeri. Destinazione New York.
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