Ricordati i pompieri morti all’Incoronata

SEBENICO. Soffrono ogni giorno che passa la perdita dei loro cari e vogliono sapere la verità, chiedendo sia svelato il mistero su una morte, anzi dodici morti, così assurde e crudeli. La tragedia dell’isola Incoronata, in Dalmazia, ha segnato per sempre l’ esistenza dei familiari di dodici vigili del fuoco del Sebenzano, deceduti il 30 agosto 2007 nello spegnimento di un incendio che sembrava di ordinaria amministrazione e che invece si tramutò in una trappola mortale.
Ieri, nel quinto anniversario della più grande tragedia nella storia dei pompieri della Croazia, l’ area che si prese dodici vite è stata visitata da familiari, vigili del fuoco di tutto il Paese e delegazioni del Capo dello stato, Sabor e governo.
L’unico sopravvissuto a quella strage, il giovane Frane Lucic, non le ha mandate a dire neanche stavolta, esprimendo non senza fatica (conseguenza delle gravi ustioni) ciò di cui è convinto: «Non può esserci un solo responsabile per la morte dei miei colleghi. La verità non è ancora venuta a galla e i veri colpevoli sono purtroppo rimasti impuniti».
Ad essere sottoposto a processo è stato solo Drazen Slavica, ex comandante dei Vigili del fuoco della regione di Sebenico, accusato di non avere diretto e coordinato con sapienza le operazioni di spegnimento e di avere inviato sull’ Incoronata anche diversi minorenni, tutti deceduti. Al momento del rogo Slavica era a Sebenico.
Secondo le varie perizie, che non convincono però chi si intende di incendi, si trattò di un rogo cosiddetto eruttivo, con il fronte delle fiamme che – alimentato dal vento – avanzò ad una velocità di 20 metri al secondo, senza dare scampo alle vittime. Lucic parla invece della perdita di carburante da un velivolo delle Forze armate intervenuto per soccorrere i pompieri, oppure di un ordigno esplosivo lanciato chissà quando da un aereo Nato.
(a.m.)
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