«Rifugiati-volontari a San Canzian solo dopo un anno»

SAN CANZIAN D’ISONZO. La convenzione del Comune di San Canzian d'Isonzo con la Prefettura di Gorizia e le associazioni locali per impiegare in attività di volontariato i 15 richiedenti asilo ospiti...

SAN CANZIAN D’ISONZO. La convenzione del Comune di San Canzian d'Isonzo con la Prefettura di Gorizia e le associazioni locali per impiegare in attività di volontariato i 15 richiedenti asilo ospiti nell'ex scuola materna di Terranova arriva a un anno dalle prime sollecitazioni del gruppo di minoranza Centrosinistra per San Canzian futura. «È da un anno che chiedevamo invano la convenzione per impiegare gli immigrati - afferma il capogruppo di Csf Stefano Minin -. All'interrogazione presentata a inizio anno il sindaco Silvia Caruso non ha mai dato risposta e alla prima nostra richiesta, a gennaio, aveva più volte replicato negativamente. Il sindaco quindi prima dice di no alle nostre proposte e poi le applica facendole passare per sue».

La mozione presentata a gennaio, come ricorda Minin, puntava a impegnare l'amministrazione comunale a promuovere anche a San Canzian gli atti necessari per rendere possibile l’impiego dei richiedenti asilo alloggiati nell'edificio comunale di Terranova in attività di pubblica utilità. «Quanto previsto in una lettera del capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione, Mario Morcone, inviata a tutte le prefetture italiane - ricorda ancora Minin -. In essa si invitavano le prefetture a stringere accordi con gli enti locali per favorire "lo svolgimento volontario, da parte degli immigrati ospitati, di attività socialmente utili, che avrebbero il doppio vantaggio di creare un terreno fertile per una più efficace integrazione nel tessuto sociale e di prevenire eventuali tensioni». Csf ha sempre ritenuto corretto, come ribadisce Minin, impegnare gli immigrati richiedenti asilo. «Crediamo infatti che prestare la propria opera per la comunità che accoglie e al fianco dei nostri concittadini possa ridurre la distanza che esiste tra"noi" e "loro" - afferma Minin - e quindi garantire integrazione più efficace». (la. bl.)

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