Rimossi dai fondali 154 pneumatici scaricati in mare davanti a Barcola. Tutte le foto subacquee

Due giorni di lavoro, una trentina di volontari impegnati, 25 immersioni di ricognizione, 154 pneumatici rimossi dai fondali, i più vecchi degli anni Cinquanta, i più recenti degli anni 2000. Sono i numeri della maxi operazione di pulizia della discarica abusiva rivenuta sott’acqua a Barcola, davanti ai Topolini.

Sabato e domenica sono stati portati a riva pezzi appartenenti a moto, auto e a mezzi di grandi dimensioni, come camion o trattori. L’ipotesi è che siano stati gettati a più riprese nel golfo, radunati poi forse dalle mareggiate che hanno colpito la città lo scorso autunno. A organizzare l’intervento “L’Altritalia Ambiente”, con SubSea, Ghisleri, Corpo Pompieri Volontari e Gruppo Pesca sportivo Cedas. Lo smaltimento dei rifiuti è stato possibile grazie a Comune di Trieste e AcegasApsAmga. «Un evento finale di due giorni che conclude un’opera iniziata a fine novembre dopo le mareggiate – racconta Adriano Toffoli di “L’Altritalia Ambiente” – quando ci siamo immersi per capire come il maltempo avesse modificato i fondali. E in quel momento abbiamo fatto l’amara scoperta: Una distesa di pneumatici abbandonati».

Nel fine settimana è stato possibile esaminare tutto con maggior attenzione, portando a terra i vari pezzi, con ulteriori sorprese, «pensavamo inizialmente fossero degli anni Settanta, avendone visti alcuni da vicino nei mesi scorsi. La realtà è che sono emerse anche gomme degli anni Cinquanta e Sessanta, datazione deducibile da alcuni dettagli, ma purtroppo anche altri con marchi del 1998 e del 2001, quindi decisamente più recenti. E non si tratta – precisa – di parabordi. Sono grandi quantità di pneumatici che qualcuno ha scaricato a più riprese in mare senza pensarci. Questo fa molta rabbia, perché l’inquinamento si è verificato quindi anche una ventina di anni fa, quando già la sensibilizzazione verso la tutela dell’ambiente era diffusa».

Toffoli parla di «stratificazione di pneumatici nel corso del tempo, un fenomeno che qualcuno ha attuato in modo lento e inesorabile. E indisturbato. Purtroppo altri ancora restano sui fondali, penseremo più avanti a come eliminare anche quelli». Ad assistere alle operazioni, vicino allo squero del Cedas, tanti triestini ma anche molti turisti, che in alcuni casi hanno chiesto informazioni sull’attività in atto, scattando foto e video. Sulla discesa verso il mare gli pneumatici sono stati accatastati, formando un cumulo via via sempre più voluminoso, sotto gli occhi stupiti di bagnanti e passanti.

I volontari hanno effettuato un lavoro certosino nelle due giornate, controllando ogni singolo pezzo, per verificare la presenza di eventuali organismi marini, che sono stati riportati in acqua. Le gomme inoltre «sono state anche ripulite perché – spiega ancora Toffoli – verranno riciclate, almeno serviranno a qualcosa e avranno una nuova vita».

Le persone impegnate nella pulizia non si sono fermate all’eliminazione degli pneumatici. Avendo concluso le operazioni in anticipo, hanno rimosso anche una lunga serie di rifiuti dal porticciolo del Cedas, da dove sono riemerse tante bottiglie di vetro, bicchieri, lattine e soprattutto parecchi oggetti di plastica. Tutto, anche in questo caso, è stato poi smaltito correttamente. «Il nostro motto è “Insieme per proteggere il mare” – conclude Toffoli – e ringrazio le persone coinvolte, che hanno dato un aiuto fondamentale alla tutela dell’ambiente».
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