Rinasce l’antico giardino del Civico Museo Sartorio

Un recupero reso possibile grazie al contributo di Fulvio e Fulvia Costantinides Masau Dan: «Abbiamo ricreato un piccolo paradiso dell’Ottocento in centro città»
Di Fabio Dorigo

«Un piccolo paradiso nel centro di Trieste, dove si potranno rivivere, via via che la vegetazione “si impadronirà” decisamente dello spazio e giungerà al risultato voluto dal progettista Vladimiro Vremec, le atmosfere dell’Ottocento triestino, un mondo fatto di discrezione e comfort, di amore per l’arte e per la natura». Maria Masau Dan, direttore dei civici Musei di Storia ed Arte e del Museo Revoltella, tocca vette poetiche nel presentare il nuovo giardino del Civico Museo Sartorio, inaugurato venerdì scorso (alla presenza degli assessori comunali Franco Miracco e Andrea Dapretto e della presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat) e presentato il giorno prima alla presenza di un esperto di giardini d’eccezione come il principe belga Wauthier de Ligne, discendente di un aristocratico con cui il barone Sartorio ebbe rapporti di stima e collaborazione. Il merito? «La lunga amicizia che lega al Museo Sartorio Fulvia e Fulvio Costantinides, due figure - madre e figlio - di notevole rilievo a Trieste per ragioni professionali e culturali, si arricchisce di un nuovo, significativo, capitolo - si legge nel comunicato ufficiale -. Infatti, dopo avere sostenuto con generosi finanziamenti il restauro della settecentesca villa, avere collaborato agli allestimenti interni, compresa la sala della preziosa collezione di disegni di Tiepolo, e avere donato collezioni di arti applicate di grande interesse (inclusi i vasi da notte, ndr), la famiglia Costantinides ha deciso, in accordo con la direzione dei Civici Musei e con la collaborazione delle studiose che si sono occupate di questi temi, Claudia Morgan e Lorenza Resciniti, di fare rinascere il giardino del Museo Sartorio, uno degli spazi verdi più antichi e suggestivi del centro cittadino». Un’operazione culturale di alto livello. «Avvalendosi di esperti riconosciuti come l’architetto paesaggista Vladimiro Vremec e l’Agricola Monte San Pantaleone i Costantinides - spiega la direzione dei Musei Civici - hanno permesso di far ritrovare al giardino l’antico fascino, sia per la ricchezza delle piante che ora lo ornano sia per il rispetto dello stile della casa, che ci riporta in pieno Ottocento, nel clima in cui viveva l’aristocrazia imprenditoriale di Trieste. Anche questa iniziativa è dedicata a Giorgio Costantinides, marito e padre, scomparso vent’anni fa, che sarà ricordato con la collocazione di una “targa” che è in realtà una piccola opera d’arte dell’architetto Luciano Celli».

«Pochi luoghi cittadini restituiscono come il Museo Sartorio, rimasto quasi intatto dall’epoca in cui vi abitava una grande famiglia di imprenditori venuti da Sanremo per fare fortuna nel porto dell’Impero, lo spirito di cui era pervasa l’intraprendente borghesia triestina di centocinquant’anni fa - spiega Maria Masau Dan -. Tra le penombre dei salotti, i luccichii degli specchi, la preziosità di cristalli e porcellane, si ripercorre la storia di una società ricca ed energica, che aveva consapevolezza del proprio radicamento in questa terra ma sapeva guardare lontano. Per questo, nella scelta delle varietà di rose piantate nel nuovo giardino, si è scelto di seguire anche la complicata geografia dei Sartorio, viaggiatori per affari e per diletto, da Odessa alle Antille, e si sono cercate anche le specie che provengono da quei paesi».

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