Rischia di sparire l’asparago di Sant’Andrea

Narra la leggenda che persino Napoleone, in visita in una Lubiana all'epoca capitale delle province illiriche, li abbia assaggiati compiaciuto. A distanza di duecento anni, gli asparagi bianchi di Sant'Andrea rischiano l'estinzione. Già, perché le laboriose tecniche di coltivazione del prezioso ortaggio, tramandate di generazione in generazione, stanno lasciando il passo ai più spicci metodi moderni, che si servono di espedienti poco naturali (come i teli di nylon, che hanno progressivamente sostituito ) per accorciare la strada verso il risultato finale. «Ormai la produzione autoctona è ridotta al minimo», conferma Mario Brescia, storico presidente del parlamentino d Sant'Andrea e depositario delle tradizioni del quartiere. Complice la crescente urbanizzazione di una frazione un tempo a forte vocazione contadina, sono così progressivamente sparite le “sparghere”, termine dialettale che indica le asparagiaie, i cumuli di terra che custodendo al buio l'ortaggio impedivano il fenomeno della fotosintesi, regalando al prodotto il tipico colore biancastro. Era quasi una sfida tra i territori confinanti di Vertoiba e Sant'Andrea a chi ne produceva di più: «Fino agli anni Sessanta c'era una vera e propria economia che si basava sulla produzione degli asparagi – racconta Brescia -. Basti pensare che nel periodo tra fine aprile e giugno, quando l'ortaggio viene raccolto, il paese era raggiunto ogni anno da nove commercianti in verdure, che provvedevano a smerciare in regione il prodotto». Venduto al mercato di Trieste, capitava spesso che l'asparago bianco di Standrez finisse sulle tavole straniere, dopo aver solcato i mari a bordo di qualche nave cargo partita dal porto giuliano. E mentre Fossalon, Tavagnacco e San Giorgio della Richinvelda si godono il successo dei propri asparagi bianchi, con numerose iniziative di promozione e tutela coordinate da un'associazione appositamente sorta, Sant'Andrea soffre silenziosa: a tenere alto l'onore dell'asparago goriziano è rimasto soltanto lo stoico Dusan Brainik, che ancora oggi, a 87 anni, fa ogni giorno la spola tra il suo orto e il banchetto al mercato coperto di via Boccaccio.
Christian Seu
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