Ristoratori uniti contro il Comune dopo il caso-Tares

DUINO AURISINA. Zero contatti dietro le quinte, zero incontri ufficiali dopo l'assemblea di luglio, zero vademecum sulle agevolazioni fiscali. Insomma, incomunicabilità totale. A sentire la dozzina di commercianti e ristoratori di Duino Aurisina che l'altro giorno si è data appuntamento con la Confcommercio per affrontare il caso-Tares la distanza con l'amministrazione non è mai stata così siderale. Sdegnati per le accuse formulate da esponenti del centrosinistra locale sulla stampa slovena (tra tutte quelle di “voler ottenere privilegi”) e per le affermazioni del sindaco Vladimir Kukanja (“Concedere un'ulteriore proroga solo agli esercenti non rappresenta forse una discriminazione verso gli altri cittadini?”) i titolari di attività hanno fatto quadrato, difendendo anche l'operato del consigliere di Progetto civico Silvia Iurman, la quale nelle scorse settimane si era fatta portatrice della richiesta di proroga a fine aprile del saldo Tares, come a Muggi e Trieste. Soprattutto hanno lamentato l'assenza della giunta. Tant'è che alla fine dell'incontro l'esponente della Confcommercio Pietro De Napoli, accompagnato da Raffaele Tennina del Civ Duino-mare, non ha potuto fare a meno di sottolineare “l'opportunità che il Comune ponderi la necessità di convocare un tavolo tecnico per arginare questa scollatura”. Scollatura che “non ha ragione di esistere in un territorio di ottomila anime”.
Presenti ieri anche i titolari di queste attività: Gaudemus, Pasticceria Costa dei Barbari, La giostra, Hotel Posta, Trattoria da Boris, Katia mercerie, Why not?, Da Franz, Metrò e Libreria al Carso. «Come si può dire – così il ristoratore Boris Markovic - che siamo strumentalizzati dalla Iurman quando è stata l'unica ad ascoltare le nostre richieste? Soprattutto, come si può dire che abbia tratto vantaggi personali? Diano un taglio alle polemiche e ci convochino, il sindaco e l'assessore, in Comune. In passato ci sono stati tanti incontri con Ret, perché con Kukanja no?». Ha detto, poi, che “se qualcuno ha firmato la petizione dopo aver chiesto la rateizzazione lo ha fatto per solidarietà verso chi, invece, non ce la fa a pagare la Tares”. A una famiglia-tipo, hanno rimarcato gli esercenti, è giunta una cartella da 60- 100 euro, mentre a un ristoratore da 2-3mila. «Avremmo firmato la richiesta di proroga anche se fosse arrivata dalla sinistra – ha aggiunto l'albergatore Ferruccio Suc -: qui non è questione di bandiera, ma di rendersi conto che c'è una crisi. Come si può pensare che l'istanza provochi discriminazioni? Se chiude un'attività ne risente la collettività, non solo perché un servizio viene meno, ma perché lo stesso Comune beneficia di minori entrate». Suc ha passato mattinate allo sportello Tributi perché le sue cartelle “presentavano pure errori nei conteggi”. «Molti aspetti, in particolare sulle agevolazioni, ma non solo – ha sottolineato – li ho scoperti da solo, leggendo l'intero regolamento Tares: non si sarebbe potuto indire un'assemblea pubblica per illustrarlo? Tra l'altro avremmo evitato agli uffici di perdere ore nelle pratiche».
«Noi non siamo mica statali – ha fatto eco il ristoratore Claudio Lauritano – le nostre attività sono a conduzione familiare, siamo sempre a lavorare e abbiamo bisogno di un interlocutore». «È dall'assemblea di luglio che attendiamo un nuovo incontro», così Rita Bravin. Il problema è che «gli amministratori se ne stanno nelle stanze dei bottoni e non verificano come ce la passiamo». E, per capirsi, molti non se la passano bene.
Tiziana Carpinelli
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