Ronchi punta sull’ambulatorio dell’infermiere di comunità

Poggiana disponibile alla reintegrazione del Comune nella rete aziendale Martinelli: «Stiamo concentrando i servizi nella struttura della casa di riposo»



Ogni comune sul territorio Isontino ha almeno un ambulatorio dell’infermiere di comunità tranne Ronchi dei Legionari. Come mai questa anomalia? Una situazione particolare che ha avuto origine dieci anni fa con la vecchia amministrazione. Ronchi dei Legionari si era all’epoca staccata dall’Azienda sanitaria e aveva preso accordi con un laboratorio con struttura accreditata: la Salus. L’ente privato però non offre tutti i servizi degli ambulatori: prelievi di sangue, lavaggio di cateteri, medicazioni e la somministrazione di alcune terapie. Il paziente è dunque costretto a farsi fare l’impegnativa dal medico di base per accedere ad alcuni servizi dell’Azienda sanitaria che non sono offerti dalla Salus. Il cittadino ronchese infatti non può recarsi nell’ambulatorio della città vicina, ad esempio a Monfalcone, in quanto solo i residenti del suddetto Comune vi possono accedere. Il ronchese deve allora portare l’impegnativa in ospedale al Servizio Infermieristico Domiciliare per attivare la cura di cui ha bisogno. «I servizi non mancano – ha affermato l’assessore Martinelli –, ma nel caso di Ronchi non sono collocati tutti in un unico centro che è di solito quello dell’ambulatorio». I cittadini non vengono quindi privati delle proprie cure, ma devono recarsi in diverse strutture anziché andare in un unico luogo per soddisfare le proprie esigenze. L’attuale amministrazione ronchese intende migliorare il sistema e riportarlo indietro, tornando dunque ad attivare l’ambulatorio. «Stiamo riorganizzando i servizi alla persona – spiega l’assessore Martinelli – e li stiamo concentrando nella struttura della casa di riposo. Da febbraio sono stati inseriti due assistenti sociali nell’area adulti anziani e uno in quella minori e famiglie. Ora il prossimo traguardo è la riapertura dell’ambulatorio».

Il 40 % dell’impegno economico del Comune mette al centro la persona, in quanto l’intento è quello di soddisfare i bisogni del cittadino che non sono solo medici, ma anche sociali. «Le esigenze negli ultimi anni sono aumentate – dice Martinelli – e dunque c’è la necessità di concentrare le risposte alle necessità delle persone in un unico punto». Nella struttura della casa di riposo non sarà dunque inserita solo la figura dell’infermiere di comunità, ma verrà creata una rete anche con i medici di Medicina generale e le strutture dell’Azienda sanitaria, per cercare attraverso un percorso condiviso di trovare la risposta giusta per ogni individuo. Le trattative con l’Azienda sanitaria sono cominciate già in novembre con il direttore del distretto Basso Isontino, Michele Luise. «L’Azienda sanitaria è pronta a riaccogliere il Comune nella rete – afferma Luise –. L’Azienda sanitaria pubblica è ancora in grado di dare un servizio alle persone, che non può essere sopperito. L’infermiere di comunità è un punto di riferimento per il paziente, in quanto è sempre la stessa persona che medica il cittadino e che si prende cura di lui». Il Comune ha preso contatti anche con il commissario straordinario Antonio Poggiana, con cui si è riunito tre volte in questi mesi, il quale si è mostrato disponibile nell’integrazione di Ronchi nella rete dell’Azienda sanitaria.—



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