Rosato: «Il lavoro al primo posto. E a Trieste vinciamo noi»

TRIESTE. Firma per l’uno a uno nei due uninominali di Trieste? «No, firmo per il due a zero. Per noi». Ettore Rosato, capolista alla Camera per il Pd, insiste con l’ottimismo. Del resto, anche se i sondaggi sono densi di nubi, non c’è molto da fare se sei convinto di avere messo in campo la squadra giusta. «Non finirà sette a zero per il centrodestra», assicura il “papà” della legge elettorale, il massimo responsabile delle liste elettorali, indicazione renziana di Tommaso Cerno a parte.
Rosato, è superata la tensione della definizione di listini e collegi?
Siamo concentrati pienamente su una campagna elettorale che vogliamo fatta di contenuti, delle nostre proposte e della credibilità che abbiamo messo in campo quando le abbiamo realizzate.
Qualcuno degli esclusi, o comunque dei retrocessi in lista, le ha trasmesso la propria insoddisfazione?
Con il nuovo sistema elettorale si passa da 400 parlamentari per il Pd, frutto del premio di maggioranza incostituzionale del Porcellum, a 250. È naturale che ci sia chi è amareggiato.
Allora toccaste però il 25%. Siete ancora a quell’altezza?
I sondaggi sono uno strumento straordinariamente utile, ma penso che il voto riconoscerà lo sforzo per aiutare il Paese a uscire dalla crisi. E dunque ci premierà.
Che impressione le fa vedere Liberi e Uguali in campagna pure contro di voi?
Una stranissima impressione. Anche perché la maggior parte delle riforme che abbiamo approvato, a cominciare dal Jobs Act, le hanno votate, sostenute e difese anche i parlamentari transitati in Leu. La posizione diversa del presente è legata a motivi interni al Pd, non certo a un cambio di rotta sulle idee.
Senza maggioranza, l’ipotesi larghe intese è un’opzione?
Noi lavoriamo per una maggioranza che possa governare l’Italia. E ce ne sono tutti i presupposti. Dopo di che ci affideremo al presidente della Repubblica e alla Costituzione.
Che ne pensa della convinzione ribadita nei giorni scorsi da Gianni Cuperlo di una riunificazione del centrosinistra? Obiettivo fattibile in tempo per le regionali?
Un ottimo proposito. Mi batterò volentieri con Gianni per realizzarlo.
Quali sono le proposte programmatiche del Pd che hanno più impatto sul Friuli Venezia Giulia?
Innanzitutto la presa d’atto che il primo problema è il lavoro, chiaramente al centro della nostra agenda. La regione ha bisogno di continuità sugli interventi per l’occupazione e per la crescita economica. Poi c’è l’impegno da portare avanti sulle infrastrutture. Ma i nostri cittadini saranno interessati anche alla lotta alla povertà e alle misure per una maggiore flessibilità pensionistica in uscita dal mercato del lavoro. In un contesto di crescita, il Fvg sta meglio del resto del Paese.
Le politiche sull’immigrazione?
Dovremo continuare con il rigore e con l’incremento dei livelli di sicurezza sul territorio. Ma, detto in una regione di confine, non è alzando i muri che possiamo affrontare i nodi del fenomeno.
Repubblica ha fatto i conti. Il vostro programma, se realizzato, costerebbe 56 miliardi, di cui 39,7 di maggiori spese e 16,7 di minori tasse. Avete fatto anche voi troppe promesse?
Non abbiamo detto che si fa tutto dal primo giorno. E questi anni dimostrano che le cose le abbiamo fatte, anche quando venivano ritenute impossibili. La misura degli 80 euro costa 10 miliardi all’anno ed è in corso. Estenderla privilegiando le famiglie con figli mi pare giusto e fattibile. Senza dimenticare che abbiamo centrato il record nella lotta all’evasione fiscale: 20 miliardi annui in più nelle casse statali.
Riccardo Illy viaggia da indipendente. Qualcuno non approva.
Lavoro con Illy da quando ha iniziato a fare il sindaco. È sempre stato indipendente e coerente con il suo modo di essere e di fare. Ed è pure il suo valore aggiunto.
È anche il motivo del suo rifiuto del paracadute proporzionale?
Riccardo ha sempre affrontato le sfide senza addolcirle.
Quanto il risultato delle politiche inciderà sulla partita delle regionali?
Credo che il risultato delle regionali sarà dettato dal buon governo di Serracchiani, dalla candidatura forte di Bolzonello e dall’ampia coalizione in costruzione. Dall’altra parte non lo so.
Che aria tira nei sette collegi?
Un’aria diversa. Ci sono aree storicamente del centrodestra. Ma di sicuro non finirà come dicono i sondaggi. Su Trieste mi stupisce tra l’altro come Debora (Serracchiani, ndr) ha imparato a conoscere la città. Nella toponomastica e nella profondità dei problemi. Avrà l’occasione di raccontarlo a Tondo che invece la conosce molto poco.
(m.b.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo