Rozzol-Montebello ridotta a un cimitero di rifiuti

Nel degrado l’elegante complesso costruito dagli austriaci lungo la Transalpina Ancora visibili la biglietteria decorata in legno e le cornici in cui si leggevano gli orari
Di Igor Buric

La deliziosa stazioncina di Rozzol-Montebello e l’immenso cortile che la circonda sono ridotti da moltissimi anni a un cimitero di spazzatura. Sbirciando oltre il cancello di strada di Cattinara 4 trovi un finimondo di rifiuti. Carcasse di automobili, divani sfondati, tappeti, bauli, scheletri di lavatrici, frigoriferi, scale di legno. E ancora: scavatrici dimenticate, innumerevoli cataste di rocce in venerabile masegno e pile di mattoni ancora impacchettati.

Già, perché dopo la soppressione la stazione venne adibita a uso condominiale, «ma gli inquilini che vi abitavano - racconta l’ingegner Roberto Carollo, del Museo ferroviario di Campo Marzio - vennero sfrattati alcuni anni più tardi e il fabbricato a quel punto fu venduto a privati. Questi ultimi dichiararono di volerlo trasformare in un albergo. I lavori iniziarono, ma morirono sul nascere. Così – osserva ancora l’ingegnere – Rozzol-Montebello è stata “compromessa”, perché, se mai le Ferrovie la vorranno riutilizzare, dovranno comprarla di nuovo».

L’elegantissimo complesso venne costruito dagli austriaci e il servizio viaggiatori fu soppresso dopo la Grande guerra. I tedeschi lo usarono durante il secondo conflitto mondiale quale punto nevralgico per lo smistamento di uomini e mezzi. Conobbe il massimo splendore economico tra la fine degli anni Quaranta e i primi Cinquanta, epoca in cui fu terminal per il trasporto delle merci anglo-americane su rotaia. Nel ‘91 i quattro binari vennero declassati a uno e, cinque anni più tardi, andò in scena la chiusura definitiva.

Lo spettro della dismissione toccò anche la tratta italiana della linea Transalpina che vi corre davanti e collega tuttora Trieste con il Centro e l’Est Europa. Campo Marzio è il capolinea italiano della direttrice transfrontaliera. Attraversando la stazioncina di Rozzol-Montebello prima e Guardiella poi, la Transalpina prosegue verso Opicina. Da qui, la strada di ferro arriva fino a Vienna via Jesenice. Poi, l’Europa.

Al pianoterra di Rozzol-Montebello si naviga in mezzo a cocci di vetro, vanghe dai ferri arrugginiti, persiane, scope, televisori e cavi elettrici. Tra i muri mangiati dalla muffa, resistono ancora la biglietteria decorata in fine legno e tre cornicioni oggi desolati che ospitavano gli orari dei treni a vapore. Fra i mastodonti di ferro c’erano dodici diretti giornalieri che, prima della Grande guerra, partivano da Campo Marzio alla volta della città degli Asburgo.

Cent’anni più tardi, dal suo vecchio porto, Vienna la raggiungi solo via Udine-Villaco: due cambi e tre convogli. L’umiliante confronto parla da sé.

Anziché cederla magari al Museo ferroviario, i proprietari hanno persino preferito lasciare alle ortiche una meravigliosa stufa a legna targata Fs, cimelio e testimonianza del passaggio della rete ferroviaria austriaca al Regno d’Italia.

Il nido dell’incuria continua a farsi strada ai due piani superiori. Un’ossatura di travi malferme fa da pavimento a ciò che resta dei piccoli alloggi e i campanelli sugli usci degli appartamenti evocano i cognomi delle famiglie che vi abitarono. Moscarda-Breznik, Stefanucci, Boccali-Mandricardo-Peretti. Le stesse che si affacciavano a salutare il fischio del treno panoramico di passaggio sui binari “in sonno” di Trieste, come narrano i custodi di Campo Marzio. Oggi i gatti e il vento sono gli unici inquilini della rovina perduta.

Scendendo le scale del corpo centrale, si piomba nella carbonaia sotterranea che corre lungo l’intero perimetro dell’edificio. Immersa nel buio, anche la “grotta” è diventata un museo dell’abbandono abitato dagli spettri. Il buco riemerge poi fra le erbacce e la sterpaglia che affogano il giardino. Pochi passi e giungi sul ciglio che separa la stazione dalla strada di ferro. Un cartello bilingue (porta scritto “Ausgang” e “Uscita”) campeggia ancora sul corridoio. Un secolo fa, lungo quello stesso corridoio aspettavi treni che portavano a Monaco, Stoccarda, Praga e Cracovia. Ormai tutto è finito e la stazione di Rozzol-Montebello è stata destinata al decadimento e alla cancellazione.

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