Ruderi e case fantasma Gli orrori della città finiscono in mostra

Gli scatti del progetto “Triesteabbandonata” esposti a Muggia Un viaggio per immagini tra ville e fabbriche dimenticate
Di Gianpaolo Sarti

Auto divorate dalla vegetazione. Ville dimenticate. Intere fabbriche lasciate andare. Periferia o centro, fa lo stesso. Trieste, dietro al salotto buono di piazza Unità, è anche questo. Non c’è quartiere o angolo dell’altipiano che non nasconda un rudere.

Un elenco esatto, utile magari a restituire precise responsabilità a istituzioni e privati, non esiste. Ma c’è chi ha provato a dare un nome e una storia, con ricerche e documenti, a ciò che la città sta comodamente infilando sotto il tappeto: un gruppo di giornalisti e fotografi che ha documentato sui social network questa triste realtà. “Triesteabbandonata”, il progetto che da un anno e mezzo tenta di mappare il degrado, torna a mettere in mostra quanto raccolto fin qui, con le foto di Giada Genzo, i video e gli articoli di Micol Brusaferro ed Emilio Ripari.

La rassegna è esposta al centro commerciale Montedoro, che ha sostenuto l’iniziativa. L’inaugurazione, aperta ai cittadini, è in programma oggi alle 18. C’è davvero di tutto e molto potrebbe fare da sfondo a qualche film horror. L’ex scuola di Santa Croce, ad esempio, un edificio in mezzo al bosco che si riconosce dalla strada che porta ad Aurisina. Per restare sull’altipiano, ecco la sagoma di una casetta a Basovizza in cui ci si imbatte quando si passeggia dalle parti del Sincrotrone, l’ex officina treni di Opicina, il campo di baseball di Prosecco, avvolto dall’erba incolta.

Scendendo verso il centro, all’incrocio che porta verso Strada per Opicina, non passa di certo inosservato l’ex bar Charlie. Sta in piedi per miracolo. O, nel cuore della città, l’ex teatro Filodrammatico di via degli Artisti, la Fabbrica macchine di Campo Marzio. E, ancora, l’ex circolo Pisoni nei pressi di via Baiardi. Più in periferia non è sfuggita l'ex Fissan in zona industriale. Palazzi, interi caseggiati, vecchi alberghi, magazzini, macelli. Non mancano i piccoli dettagli, catturati dalla macchina fotografica che indaga all’interno dei ruderi: un divano, un muro, una scritta. Tracce di vandali e visite notturne. O, en plein air, l’automobile distrutta che giace in una zona boschiva di Aurisina vicino a un enorme fabbricato, pure questo dismesso.

Ma lo staff si è spinto ben oltre i confini della città: a Grado, ad esempio, nella piscina del Parco delle Rose, Villa Frommer a Gorizia, un’ex discoteca di Bibione. Bruciata e lasciata al suo destino. Tutto in una mostra, allestita con grandi pannelli fotografici.

“Triesteabbandonata” conta su una pagina Facebook e un blog. Diecimila i curiosi che seguono il progetto. «Soprattutto su Trieste - spiegano Giada, Micol ed Emilio - abbiamo creato un archivio di beni abbandonati, pubblici e privati, come mai realizzato prima in città, per numero di immagini, ricerche storiche, filmati e documentazioni. Il nostro obiettivo principale è che questi edifici non continuino a restare nell’anonimato, spesso dismessi, chiusi, senza alcun controllo. L’invito a visitarci - sottolineano - è rivolto in particolare agli enti pubblici che, come abbiamo potuto verificare, spesso sono privi di un archivio aggiornato».

La rassegna, arricchita da filmati che raccontano l’iniziativa, dura fino al 5 febbraio. Venerdì 3 dalle 10.30, sempre a Montedoro, si terrà invece un dibattito sul tema degli edifici dismessi, al quale sono stati invitati rappresentanti degli enti pubblici, architetti e studenti.

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