Un centro turistico al posto dell’ex fortino sulle alture di Sablici
La caserma, simbolo della Guerra fredda, sarà trasformata in punto informativo e di ristoro. Accanto sorgerà un osservatorio anti incendio della Protezione civile

A Sablici, sulle alture del Carso isontino che sovrastano Monfalcone, sorgerà un punto di sosta e di ristoro turistico strategico (con panorama verso il mare), collegato ai percorsi di Pietrarossa e della Grande Guerra.
Accanto troverà posto anche un presidio della Protezione civile, dotato di attrezzature sofisticate di rilevamento di ultima generazione per prevenire sul nascere i rischi di incendio. Non è più solo un progetto: il Comune di Monfalcone ci sta già lavorando, e, per realizzare il punto turistico, ha avviato le procedure per la ristrutturazione della vecchia casermetta della Guerra fredda che si trova sulle alture di Sablici e dell’area attorno che comprende anche i bunker e i depositi di allora.

La Regione ha già messo a disposizione del Comune l’immobile in vista di un prossimo passaggio di proprietà dell’intero complesso carsico.
L’amministrazione ha ottenuto 600 mila euro per la ristrutturazione grazie ai fondi del Fers, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale. Si tratta di uno strumento finanziario dell’Ue destinato a ridurre gli squilibri economici e sociali tra le regioni, promuovendo uno sviluppo appunto equilibrato e sostenibile dei territori. Il Comune di Monfalcone è quello che in Fvg risulta nei fatti il più “esperto” in programmazione europea (anche grazie all’ufficio guidato da Lucio Gregoretti) ed è anche quello che ha vinto più bandi in assoluto.
E per il rilancio della casermetta non ci sono in ballo solo i fondi Fers, ma anche quelli Interreg: il tema è la prevenzione degli incendi e l’amministrazione sta lavorando anche in questo caso al progetto in collaborazione con i vicini comuni transfrontalieri proprio per l’acquisto delle nuove e sofisticate attrezzature di cui verrà dotato il presidio della Protezione civile sulla sommità di Sablici, che vedrà realizzata pure una vedetta.
Proprio nei giorni scorsi una squadra di operai assieme ai tecnici del Comune ha aperto un varco per accedere al vecchio manufatto della caserma di Sablici, che racchiude una pagina di storia significativa del Secondo dopoguerra, quando il confine con la ex Jugoslavia era considerato la “cortina di ferro”. Sul Carso erano sorti bunker e depositi per il timore di “invasioni nemiche”.
Le nuove generazioni, ora che sono stati aperti i confini, possono avere difficoltà a comprendere il clima che ancora si respirava 60 anni fa. La struttura-bunker ospitava un posto di comando e di osservazione, altre postazioni per cannoni, mitragliatrici e mortai ed era parte della “soglia di Gorizia”, il sistema che durante i decenni della Guerra fredda era stato approntato lungo la dorsale carsica proprio per fronteggiare un’eventuale aggressione sovietica. Più volte in passato, era stato ipotizzato il recupero della palazzina: ora l’aspirazione sta diventando realtà dopo il primo sopralluogo dei funzionari comunali e l’avvio degli approfondimenti sulle possibili soluzioni.
A confermarlo è l’assessore con delega al Carso Antonio Garritani. «Il primo passo - spiega - è stato quello di poter avere la disponibilità dell’itero complesso che, rientrando fra i beni del Demanio statale, prevede il coinvolgimento della Commissione paritetica e l’emanazione di un decreto di trasferimento.
Grazie anche all’aiuto della Regione, il Comune ha avuto la disponibilità dell’immobile in vista di un successivo passaggio di proprietà. Il secondo passo è stato quello di acquisire i finanziamenti per il recupero, che abbiamo ottenuto nell’ambito di un progetto più ampio che utilizza i fondi comunitari del Fers, 600 mila euro. Siamo nella fase operativa e abbiamo avviato l’iter che concretizzerà il recupero del comprensorio in cui si trova il manufatto: un’area di 22 mila metri quadrati. La riqualificazione ha come obiettivo quello di realizzare un punto di sosta turistico-informativo, vista la sua collocazione in un luogo strategico dei percorsi carsici e dei sentieri verso Pietrarossa».
«Ma gli spazi - conclude l’assessore Garritani - possono consentire anche la possibilità di collocare un presidio della Protezione civile per prevenire rischi di incendio, come dimostrato dall’esperienza di alcuni anni fa. Su questo fronte stiamo lavorando attraverso progetti Interreg che prevedono la collaborazione con i comuni vicini transfrontalieri e l’acquisto di attrezzature sofisticate».
Oltre alla ristrutturazione completa dell’edificio, sono previste pure la pulizia dell’area boschiva di pertinenza, la demolizione delle recinzioni e la messa in sicurezza dei bunker e dei manufatti militari.—
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