Sain, “buco” accertato di 3 milioni

Una truffa da 3 milioni di euro. Centinaia di false ricevute e altrettanto falsi rendiconti. E 41 clienti vittime di Rodolfo Sain, 48 anni, il promotore finanziario di Banca Fideuram finito nell’estate di un anno fa al centro del crac clamoroso. Tra le vittime illustri spicca Sergio Razeto, presidente degli industriali triestini. Tra il 2010 e il 2011 Razeto aveva versato a Sain assegni bancari per 190mila euro. Il nome di Razeto occupa una riga nella lunga lista delle “parti offese” in calce al decreto di citazione diretta a giudizio emesso dal pm Lucia Baldovin a carico dei Sain, detto il “Murdoch di Monfalcone”. L’udienza davanti al giudice Vascotto è stata fissata per il 21 novembre dopo un rinvio tecnico dovuto all’oggettiva difficoltà di notificare gli atti alle tante parti offese. Sain è difeso dall’avvocato Giovanni Borgna. Solo 4 delle “vittime” accertate dalla Gdf si sono al momento constuite affidandosi agli avvocati Marianna Piva e Nicola Avanzi di Verona, Antonio Brigante di Monfalcone e Luca Ponti di Udine. E al momento poi non risulta che neanche Banca Fideuram, l’istituto per conto di cui Sain ha lavorato fino al crac, si sia costituita. In effetti molte delle vittime si sarebbero messe il cuore in pace già dopo aver ricevuto nel maggio 2011 la raccomandata di Banca Fideuram in risposta alla richiesta di risarcimento. «Le evidenziamo che il signor Sain aveva il compito di promuovere la conclusione di contratti relativi a prodotti collocati dalla banca, in conformità ai relativi moduli e prospetti informativi. Le rappresentiamo - continuava la lettera - che la (falsa) rendicontazione non è un documento di nostra provenienza e ne disconosciamo integralmente il contenuto, e che fanno fede le rendicondazioni attestanti il patrimonio investito e le movimentazioni poste in essere, periodicamente inviate dalla Banca e sinora mai contestate».
Sain davanti al pm aveva spiegato già in istruttoria «perché ho fatto queste operazioni-truffa». Aveva detto: «Ho preso i soldi dai clienti nuovi per pagare i vecchi che smobilizzavano gli investimenti. Non è stato difficile, per anni nessuno se n’è accorto». Nel decreto di citazione emerge anche la posizione corposa di un’altra “vittima” di Sain, Liliana Cacciottoli di Verona. Tra il 2007 e il 2010 aveva versato a Sain assegni per 748mila euro che regolarmente, come ha scritto il pm, «venivano versati da Sain sul proprio conto». Sain aveva fatto credere alla donna, anziana, (rappresentata dalla nipote tra le parti offese) che i soldi avrebbero reso il 10%, redditività da record in tempi di recessione.
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