Salmini: «L’obiettivo è aprire alla città l’Archivio di Stato»

Esperta di informatica applicata e creatrice di banche dati negli archivi storici, componente di commissioni nazionali di ricerca, dal 1980 archivista all’Archivio di Stato di Venezia. Dal 2011 dirige l’Archivio di Stato di Belluno, insegna all’Università Ca’ Foscari e ha collaborato con la Scuola Normale di Pisa.
A Belluno ha coordinato mostre documentarie sui 150 anni dell’Unità d’Italia e sulla Shoa nella provincia veneta. E’ questa per sommi capi la presentazione di Claudia Salmini, nuovo direttore dell’Archivio di Stato di Trieste, testimone ricevuto il primo di settembre da Grazia Tatò, entrata in quiescenza. Lunga e di ampio respiro scientifico la lista delle pubblicazioni con la sua firma. Da testi specializzati al coordinamento di opere sulle tre scuole grandi veneziane di San Rocco, San Giovanni evangelista e i Carmini. Più di recente si è occupata della storia degli ebrei veneziani con il progetto in rete Judaica Europeana. Attualmente sta lavorando alla riproduzione digitale e descrizione dettagliata dell’intero fascicolo processuale sul disastro del Vajont. L’obiettivo è rendere consultabili le fonti in rete per i 50 anni del disastro nel 2013.
Lei manterrà anche la guida dell’istituto bellunese, come sta impostando il lavoro in via Lamarmora?
Certamente sulla rotta tracciata con passione e impegno dalla collega Tatò e da tutto il personale. È con grande gioia e senso di sfida che ho accettato la direzione di Trieste, un archivio non solo importante per la qualità delle fonti ma in costante crescita, attivo e presente nel territorio, importante a livello nazionale e internazionale. Un impegno che richiede tutta la passione che da sempre ha caratterizzato il mio lavoro viste anche la distanza e diversità delle due sedi.
Quali saranno le attività prioritarie della sua direzione?
Si proseguirà nel lavoro, peraltro avanzato, della digitalizzazione dei documenti, mappe e materiali, senza dimenticare la didattica e la formazione che fa capo alla Scuola di archivistica, una delle diciassette esistenti in Italia che a breve apre le iscrizioni. Certo fra i nostri compiti vi è la conservazione dei documenti e dei materiali; per questo molta energia sarà dedicata all’ampliamento dei depositi. La continuità nella crescita, anche con il contributo di privati, alimenta la possibilità di studio e divulgazione così come l’organizzazione di mostre che, assieme alla collaborazione con studiosi e storici, rappresenta il legame più stretto e ampio con la città.
A che cosa ha dedicato i primi giorni?
Certamente a conoscere e comprendere la realtà unica e complessa della città e della sua storia, fatta di culture e lingue diverse. Da subito mi sono resa conto che non sarà un compito facile. Mi aiutano molto l’interesse e la passione per questo mestiere collegato al passato e al presente ma anche paradossalmente al futuro, nel fluire della storia da trasmettere. Credo che per realizzare questi obiettivi di lavoro sarà fondamentale la piena collaborazione dei colleghi, degli amici e della città.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo