Salvarono tre triestini: “Giusti tra le nazioni”

La famiglia ebrea dei Montanari trovò rifugio nel ’44 dagli Ordan, in Veneto: domani il riconoscimento

Non hanno abbassato gli occhi, non hanno voltato la faccia da un’altra parte. Al contrario hanno aperto negli anni più bui della Storia europea le porte della loro casa a una famiglia di ebrei triestini che cercava di sfuggire alla persecuzione e alla morte. Li hanno sfamati, accuditi, salvati. Ecco perché domattina Agnese Ordan Bertin riceverà nel municipio di Campolongo Maggiore, in provincia di Venezia, la medaglia di “Giusto fra le Nazioni” che lo Yad Vashem conferisce a chi a rischio della propria vita ha salvato dalle deportazione nei campi una famiglia di origine ebraica. La riceverà in memoria dei genitori Cesare e Linda, scomparsi da tempo. Oltre al sindaco saranno presenti nell’aula del Consiglio comunale una rappresentanza dell’Ambasciata di Israele in Italia e una delegazione del Consiglio direttivo della Comunità di Trieste.

Un posto d’onore sarà riservato a Maura Montanari Israel che da bambina, a nemmeno tre anni di età, fu accolta nel 1944, assieme ai genitori Carola e Bruno, nella casa di Linda e Cesare Ordan. Erano in fuga e chi in un primo momento li aveva accolti aveva poi avuto paura delle rappresaglie e li aveva scacciati, mettendoli in mezzo a una strada. «Entrate», aveva detto invece Linda dopo aver convinto il marito Cesare. Avevano coscienza del rischio che correvano e per questo motivo né i vicini di casa, né i parenti che vivevano a Campolongo Maggiore furono informati della nuova situazione.

«I nostri salvatori – ha più volte ricordato e scritto Maura Montanari Israel - vivevano con i quattro figli Redentore, Arduino, Mario e Agnese in via della Chiesa, una stradina costeggiata da una folta vegetazione. La casa aveva due stanze e nella cucina c’era un soppalco. Accanto la stalla. Sistemarono mio padre, mia madre e me piccola in quel soppalco, dove rimanemmo nascosti per un anno e mezzo, sino alla fine della guerra. Cesare Ordan costruì una stretta galleria che collegava la stalla alla casa, vi scavò una buca di alcuni metri quadrati e la ricoprì di attrezzi agricoli, travi e foraggio. Questo fu il nostro nascondiglio ogni volta che qualcuno bussava alla porta della casa. Ciò che gli Ordan fecero per noi è quasi indicibile: ogni giorno mettevano a rischio la loro vita e quella dei figli. Linda diceva sempre che il bene fatto agli altri ritorna sempre e che il Signore li avrebbe aiutati. Le vite della nostre famiglie così si intrecciarono. Molti abitanti di Campolongo sospettarono che dietro a quella porta avvenisse qualcosa di strano, ma nessuno parlò, nessuno denunciò la nostra presenza. Quando nella casa si presentava qualche soldato tedesco per chiedere questo o quello, tutta la famiglia tremava. Poi vennero il 25 aprile e la liberazione».

I rapporti tra le due famiglie, nei 68 anni seguiti alla fine della guerra e delle persecuzioni razziali, non si sono mai interrotti. La vita in comune, la paura, le notti insonni, i rastrellamenti che hanno lambito la loro casa si sono trasformate in un bagaglio comune di esperienza.

Poi si è fatta lentamente strada l’idea di comunicare agli altri cos’era accaduto e la signora Maura Montanari Israel ha attivato lo Yad Vashem a Gerusalemme. Un’ampia istruttoria negli istituti di ricerca storica, una massa di documenti scampati alla distruzione e numerose testimonianze hanno consentito di inserire Linda e Cesare Ordan tra i 500 italiani presenti tra i “Giusti fra le Nazioni”. Domani alla loro figlia Agnese sarà conferita l’onorificenza e tra il pubblico, accanto alla madre, saranno presenti i figli e nipoti delle due famiglie. La vita continua, l’umanità, la solidarietà e l’amicizia non si cancellano.

Claudio Ernè

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