Sanità, azienda unica e arriva il commissario

Il cantiere di Cattinara sarà gestito da una nuova Agenzia a Udine. Il “Maggiore” diventa un mega-poliambulatorio
Lasorte Trieste 17/10/12 - Ospedale di Cattinara
Lasorte Trieste 17/10/12 - Ospedale di Cattinara

Ci friggono intorno riforme su riforme realizzate e incompiute, ma la Regione ha approvato la rivoluzione del sistema sanitario andando veloce come di solito la politica non fa, dall’altro giorno è diventato chiaro che col 1.o gennaio 2015 Aziende ospedaliere si fondono con Aziende sanitarie, decadono i direttori, a Trieste e Udine (sedi di facoltà di Medicina) arriva un commissario per concordare un nuovo protocollo d’intesa Università-Regione. Vediamo che cosa comporterà per il complesso sistema triestino, e per tutti noi cittadini-pazienti, questo cambiamento epocale.

La fusione. Sparisce il duopolio Azienda ospedaliero-universitaria e Azienda per i servizi sanitari. L’Ass1 “incorpora” l’ospedale. Si torna alla situazione antecedente il 1995, quando c’era l’Azienda unica. Nasce l’Azienda per l’assistenza sanitaria (Aas1) che dovrà mettere in comune e in circolo competenze cliniche con assistenza e servizi sanitari territoriali (distretti, medici di famiglia), organizzando in maniera continuativa le cure per acuti e quelle per i cronici, i ricoveri e i servizi domiciliari. Non più due “case” ma una sola sanità, con un unico finanziamento, un unico direttore generale (assistito da un direttore sanitario e uno amministrativo, in più dal Collegio di indirizzo che oggi è solo ospedaliero). Si fonde nel sistema l’Università. Per questo a Trieste e Udine è necessaria la fase intermedia.

Il commissario. Col 31 dicembre decadono i vertici: Francesco Cobello (Azienda ospedaliera) e Nicola Delli Quadri (Azienda sanitaria). Entra un commissario che durerà in carica al massimo 2 anni (inizialmente s’era detto uno) per arrivare alla firma di un nuovo protocollo d’intesa tra Regione e Università. Perché non è facile la miscela: i medici universitari insegnano, fanno ricerca, curano in ospedale, dovranno invece fare le stesse cose anche nelle sedi territoriali. Tutto da “scrivere” quanto, quando e come. Il protocollo sarà unico, uguale per Trieste e Udine. Fintanto che dura in carica il commissario nominato dalla Regione, le due Aziende in corso di fusione conservano i propri distinti direttori sanitari e amministrativi: un vertice “doppio” che poi diventerà singolo.

Cattinara. Nasce, e avrà sede a Udine, una Agenzia per i servizi condivisi che si occuperà per tutta la sanità regionale di acquisti, personale, amministrazione. E anche dei lavori edilizi. La ristrutturazione imminente di Cattinara e la costruzione del Burlo saranno gestite da lì, non più da Trieste. Probabilmente con trasferimento in quella sede dei professionisti che oggi stanno seguendo gare e appalti. Lo smagrimento dei reparti amministrativi è evidente. Dalla centralizzazione sono attese economie, dunque risparmi.

Il Maggiore. L’ospedale vecchio e super-ristrutturato cambierà funzioni, diventando quel che era fin dall’inizio previsto: un mega-poliambulatorio al servizio dell’assistenza e cura extraospedaliera, oggi del tutto carente, garantita dai nuovi compiti assegnati ai medici di famiglia. Tutto ciò non sarà possibile in pieno prima che sia terminato il restauro delle due torri. E le supertecnologie del nuovissimo “polo”? Entrano al servizio di tutte le esigenze sanitarie nell’arco della giornata, e non solo dell’ospedale e dei ricoverati, rafforzando le “batterie” di cura sul territorio.

I livelli. I primari triestini hanno fatto battaglia per garantire all’ospedale la qualifica alta, di “secondo livello”, diversamente Trieste sarebbe stata declassificata, con la potenziale perdita di Cardiochirurgia e Neurochirurgia fra altre cose, e il taglio delle prospettive di ricerca sulla Medicina molecolare e non solo. Esito: Trieste è di secondo livello, come Udine. Nessuna specializzazione sparisce. Pordenone di primo. E questi sono i 3 ospedali “hub”, gli altri scendono a “spoke”, cioé con funzioni ridotte.

Distretti. S’era ipotizzata una loro diminuzione. Invece restano 4 e nulla cambierà: il bacino d’utenza è congruo ai parametri della nuova legge (50-100 mila abitanti, a Trieste ne hanno circa 60 mila). Avranno i loro direttori e staff come sempre.Invariata anche la struttura dei dipartimenti: dipendenze, salute mentale, prevenzione restano attivi come oggi.

Medici di famiglia. La legge e gli accordi già firmati impongono forme di associazione e di gruppo, finora mai decollate, per attivare “centri di assistenza primaria” aperti tutto il giorno: poliambulatori con infermieri, specialisti, radiologie, piccola chirurgia. Un assetto per larga parte da costruire.

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