Sbagliò ma in buona fede, dentista assolto

Ha sbagliato ma in buona fede. Per questo motivo il dottor David Vergna, già medico odontoiatra convenzionato con il Sistema sanitario nazionale, è stato assolto. Era accusato di aver truffato l’Azienda per i servizi sanitari numero 1 Triestina. È stato difeso dall’avvocato Sergio Mameli. A pronunciare la sentenza è stato il giudice Pietro Leanza.
Il pm (non togato) aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione e mille euro di multa. Nei mesi scorsi - e di questo la sentenza ha tenuto conto - il medico odontoiatra è stato condannato dalla sezione giurisdizionale della Corte dei conti a versare la cifra di 39mila euro. Denaro che la sanità pubblica (ovvero la Regione) gli ha corrisposto per gli anni dal 2006 al 2008 anche se lui non aveva il diritto. Ma come ha sentenziato il giudice penale, il suo è stato un errore commesso in buona fede e pagato appunto con un risarcimento.
L'inchiesta era scattata nel novembre del 2009 dopo un controllo effettuato dai carabinieri del Nas nell'ambulatorio convenzionato. Il meccanismo finalizzato a ottenere i rimborsi prevedeva la presentazione di una richiesta mensile da parte del dottor Vergna con l’indicazione dei codici riferiti alle prestazioni effettuate. Era emerso che il professionista sistematicamente codificava in modo non corretto le prestazioni tipiche. Per fare un esempio: il “molaggio” dei denti va applicato a seduta in modo tale che al medico venga rimborsato l'importo per una singola visita. Invece il dottor Vergna - così è emerso dalle indagini - applicava il codice per ogni dente sul quale veniva effettuata la molatura.
Lo stesso sistema poi veniva adottato per le gengivoplastiche. Molti pazienti interrogati come testimoni dai carabinieri del Nas non ricordavano nemmeno il tipo di prestazione alla quale erano stati sottoposti. È risultato anche che tra il 2006 e il 2008 la totalità delle estrazioni dentarie effettuate da Vergna erano state codificate come complesse, quando in realtà in molti casi non lo erano. Da qui l’inchiesta della Procura.(c.b.)
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