Sbloccati i soldi, l’alga spirulina può partire

CORMONS. Una storia a un passo dal lieto fine, un'altra in cui invece si è ancora lungi da una rosea conclusione. Il tema è quello di aziende guidate da giovani imprenditori che hanno ottenuto dei finanziamenti pubblici per implementare i propri servizi, ma che a causa della farraginosità del sistema bancario stanno incontrando delle difficoltà non da poco a ottenere quello che teoricamente sarebbe un loro diritto. La faccia positiva della medaglia è rappresentata dalla vicenda del 23enne cormonese Giacomo Brandolin.
Il giovane ha creato un progetto innovativo, il quarto in Italia e il primo in regione nel suo genere, per la realizzazione di un impianto per la produzione dell'alga spirulina (nome scientifico arthrospira platensis) perché considerato un integratore utile dal punto di vista della dieta, della salute e della bellezza. L’alto profilo nutrizionale rende, inoltre, questa microalga una coltura in grado di rispondere ad alcuni dei problemi di malnutrizione e denutrizione che affliggono le popolazioni del nostro pianeta. Per la bontà dell’idea ha ottenuto dalla Regione un finanziamento tramite la legge 80 a tasso zero di circa 180mila euro, fondamentali per poter acquistare i macchinari necessari all'avvio della produzione.
È a quel punto, più di un anno fa, che Giacomo ha iniziato a incontrare i primi problemi con la burocrazia: la legge infatti prevede che il denaro venga messo a disposizione dall'ente a una banca che deve fare da intermediario, ma il rischio dell'eventuale fallimento imprenditoriale di Giacomo è tutto a carico dell'istituto bancario. Ergo: nonostante le diverse realtà interpellate, nessuna si voleva far carico dell'investimento. Tranne una, trovata dopo mesi di incertezze, e che a breve dovrebbe - il condizionale è d'obbligo dato che il lieto fine è vicino ma non è ancora ufficiale - garantire a Brandolin lo stanziamento del finanziamento a cui ha diritto.
«Sono in attesa - conferma Giacomo -: sto infatti aspettando proprio in questi giorni la risposta da parte dell'unica banca resasi disponibile nei miei confronti». Di più Giacomo preferisce non vuole sbilanciarsi: dopo oltre un anno di tribolazioni (con tanto di interrogazioni regionali da parte dell'opposizione nei confronti dell'amministrazione regionale per denunciare l'incredibile calvario burocratico al quale Brandolin è stato sottoposto) è chiaro che a un passo dal traguardo ci sia la volontà di mantenere un profilo basso. Ma se la vicenda del 23enne imprenditore agricolo cormonese è probabilmente dinanzi a una svolta positiva, ben lontana da una soluzione è quella che riguarda un'altra impresa, stavolta di Gorizia, e che vede come protagonista un altro giovane volenteroso e la propria famiglia. «A dicembre - racconta la madre del ragazzo, che lo coadiuva nella gestione dell'azienda - mi reco nell’istituto bancario del il quale siamo clienti da ben 13 anni e presento la rendicontazione per il rinnovo annuale della garanzia del Consorzio Confidi di Gorizia chiedendo cortesemente una modifica al conto corrente aziendale: la banca acconsente all'operazione e invia la richiesta all’organo competente».
«A gennaio - aggiunge - il comitato esecutivo di Confidi delibera la proposta formulata dall'istituto bancario e quindi garantisce l'operazione, ma la banca nega il credito di 10mila euro richiesto. Indignata mi sono quindi recata all'istituto bancario chiedendo spiegazioni in merito, ma ho avuto solo risposte senza senso: c'è un'istituzione che conferma e rinnova la garanzia».
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