Schiaffo al Carso Fuori dalla “doc” i vini più prestigiosi

Zidarich: «Scontiamo la naturalità del prodotto, non filtrato» Skerk: «Così non ci stiamo». Rizzi: «Ma si può rimediare»
Luca Zaia (Ministro Agricoltura), Federica Seganti (Assessore regionale Autonomie locali) e Claudio Violino (Assessore regionale Risorse agricole) nell'Azienda vitivinicola Zidarich sul Carso triestino. (Trieste 03/08/09)
Luca Zaia (Ministro Agricoltura), Federica Seganti (Assessore regionale Autonomie locali) e Claudio Violino (Assessore regionale Risorse agricole) nell'Azienda vitivinicola Zidarich sul Carso triestino. (Trieste 03/08/09)

TRIESTE. «Sì, siamo un poco seccati, non ho difficoltà a dirlo. Abbiamo votato la nostra vita a un discorso di produzione di vino naturale, secondo determinati criteri e adesso ce lo hanno segato in questa maniera...». Beniamino Zidarich non usa giri di parole nè frasi diplomatiche. La bocciatura dei suoi prodotti, ma anche di quelli di altri due viticoltori quotatissimi come Sandi Skerk e Rado Kocijancic, privati della “doc” innesca il primo mal di pancia dei produttori carsolini nei confronti dei colleghi regionali. E di quelli pesanti, anche.

Pur militando tutti nel Consorzio Collio-Carso, la querelle va oltre e al di fuori della militanza. «No, il Consorzio non c’entra niente - precisa subito la presidente, Patrizia Felluga perchè certe scelte vengono fatte dall’apposita commissione di Gorizia, dove tutti, aderenti o no, portano a testare i loro vini».

Ma da cosa è derivata la stroncatura? Anche se può sembrare paradossale, proprio dalla tipicità dei vini dell’altipiano. « Nel disciplinare Doc Carso - racconta Zidarich - è stato aggiunto il colore giallo carico e una leggera velatura. Per questo non mi sembra un caso che tutti e tre siano stati scartati. Personalmente - incalza - non credo che la qualità di un vino si giudichi in un secondo guardando il colore. .. Siamo piccoli produttori che pensano esclusivamente alla qualità del vino , disponibili a mostrare le nostre vigne e le nostre cantine, come tutti sul Carso. Purtroppo il mondo si sta globalizzando, ha più potere un pezzo di carte e un timbro che la qualità. Vuol dire che va bene così...».

A dargli manforte arriva anche Sandi Skerk che,, alla pari di Zidarich vanta nel palmares degli ultimi anni un successo crescente delle sue bottiglie a livello nazionale e internazionale. Difficile, dunque, digerire questo giudizio. «La doc c’era da sempre - annota - peccato solo che certifichi il territorio e non anche la qualità del vino e la sua naturalità. A certe condizioni non possiamo aderire. Noi facciamo - spiega - vini non chiarificati, macerati sulle bucce e, dato fondamentale, non aggiungiamo porcherie, solo un pelino di solforosa. Il lavoro sta a monte, in vigna. Se la doc non rispecchia questa nostra filosofia saremo costretti a uscire».

I vini, si è appreso, sono stati scartati in quanto non rispondono a certe caratteristiche. Nel mirino soprattutto la poca limpidezza. Ma in Carso era stato modificato il disciplinare due anni fa proprio per inserire il colore “importante” del vino e la sua lieve velatura. «È successo però - spiega Skerk - che a livello regionale e ministeriale è stata cancellata. Non è colpa della commissione, ma del regolamento delle “doc”, che non rispecchia il prodotto fatto in maniera naturale. Ci dispiace tanto non esserci dentro, ma se non contempla il nostro principio... Oltre a tutto la “doc” ammette fino a 90 quintali di prodotto, qui sul Carso ne abbiamo al massimo 50. Siamo dispiaciuti, che altro dire...»..

Uno spiraglio, peraltro, c’è. Come Kocijancic, che al secondo tentativo ha visto approvati i suoi prodotti («ma non so se li proporrò più») anche Zidariche e Skerk potrebbero essere “ripescati”. «Grazie a loro è stato elevato un territorio come il Carso - ammette Rodolfo Rizzi - presidente di Assoenologi regionale e della commissione di degustazione di Gorizia - la loro è viticoltura eroica».

Dov’è nato il pasticcio, allora? In commissione, dove operano 5 degustatori, si vota a maggioranza. «Seguiamo il disciplinare di produzione, non incentrato sulla qualità ma su altre caratteristiche. E la scheda prevede che il vino sia limpido. Dite che il, loro disciplinare è cambiato? Verificherò. Lo stesso problema era venuto fuori anni fa con Josko Gravner...».

La buona volontà, pare di capire, esiste. «I vini sono di qualità elevata - ammette Rizzi - e sarà compito mio di trovare una soluzione per metterli sul mercato, cercando la la trasparenza assoluta e l’esaltazione della qualità. Se l’ente certificatore dichiara che non andrà filtrato ci va benissimo, lo giudicheremo come tale. Perchè siamo propensi che rimangano all’interno della “doc”».

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