“Scomparsi” gioielli per un milione di euro

Per la Procura Dario Marzari si sarebbe appropriato di denaro e valori della fallita “Diamond srl”
Di Claudio Ernè

Un milione di euro in gioielli e contanti scomparsi nel nulla.

Per questa clamorosa “evaporazione” è indagato Dario Marzari, 85 anni, già proprietario del prestigioso negozio di via Roma nelle cui vetrinette in passato hanno sfavillato, diamanti, oro e oggetti preziosi di gran classe. Secondo l’inchiesta per bancarotta fraudolenta avviata dal pm Federico Frezza, l’anziano commerciante si è appropriato fino al novembre del 2010 di denaro contante, orologi e gioielli dopo aver nascosto o distrutto i libri contabili della “Diamond srl”, la società dichiarata fallita poche ore prima dal Tribunale civile. Marzari ne era l’amministratore di fatto, dopo aver gestito la “Marzari & C. srl”.

Nella stessa inchiesta è coinvolto come indagato un secondo commerciante di preziosi. Si chiama Paolo Vagaia e ha gestito al numero 24/a di via San Nicolò, la gioielleria “via Montenapoleone srl”. I gioielli che, secondo l’accusa, sono stati sottratti al fallimento della “Diamond srl”, sono stati trasferiti lì per essere venduti a ignari clienti mentre altri preziosi sono stati ceduti, secondo l’inchiesta della Guardia di finanza da Dario Marzari direttamente a Paolo Vagaia.

I nomi di altre tre persone tutte residenti a Trieste sono formalmente iscritti sul registro della Procura della Repubblica per concorso nella stessa bancarotta, ma le indagini hanno fatto emergere al di là della prime contestazioni, la loro totale estraneità agli episodi collegati al crac della “Diamond srl”. In dettaglio a Dario Marzari vengono attribuiti più episodi di distrazione: il primo e più clamoroso sul piano economico è rappresentato dall’uscita non giustificata dal magazzino della società di gioielli per un valore di 573 mila euro.

Il secondo fa riferimento alla cessione del negozio di via Roma per 250 mila euro; il terzo a un prelievo dalle casse della “Diamond srl” di 104 mila euro come compenso per l’amministratore. Cioè per se stesso. Ma le indagini dicono che l’assemblea dei soci non aveva deliberato questa spesa. E ancora. Dario Marzari, sempre secondo l’accusa, ha incassato 122 mila euro dalla “Diamond srl” per “consulenze” non meglio specificate rese con la propria ditta individuale. Di queste “consulenze”, nè il curatore fallimentare, nè gli investigatori, non sono riusciti a conoscere l’oggetto e tantomeno il contenuto.

Fin qui tutto lineare o quasi. Certo è che l’inchiesta è nata da un esposto presentato proprio dall’indagato numero uno. Dario Marzari si era rivolto alla magistratura segnalando che i gioielli che lui aveva trasferito alla “via Montenapoleone srl” perché fossero messi in vendita, non solo gli erano stati pagati ma erano anche scomparsi.

La denuncia si è rivelata un boomerang. Gli investigatori hanno infatti scoperto che le bollette di accompagnamento dei gioielli esibite come prova del trasferimento dal negozio di via Roma a quello di via San Nicolò, erano false. La ditta chiamata in causa dai documenti è risultata completamente estranea.

Ora la memoria dei preziosi usciti dalle cassaforti della “Diamond” è custodita in un elenco di una quarantina di pagine. Nella prime righe si legge: paio di orecchini in oro bianco, con turchese e diamante; anello in oro giallo con pietra blu; ciondolo in oro bianco con perle di coltivazione giapponese; spilla in oro giallo con rubini cabschion e top azzurro. Chi li indossa o li conserva in casa, si faccia avanti. Va infine citata la clamorosa vendita in un’asta giuridiaria per 730 mila euro della villa che Dario Marzari possedeva al numero 17 della Strada Costiera. È stata venduta dopo un lungo e tormentato iter per i debiti che il gioielliere aveva accumulato e non onorato. (c.e.)

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