Se ne va dal Burlo il chirurgo “di punta” Jurgen Schleef

Dopo 10 anni il medico tedesco vince un concorso a Torino e da marzo lascia. Seconda fuga dopo Guaschino
Di Gabriella Ziani
BRUNI TRIESTE 06 02 07 OSPED. BURLO GAROFALO
BRUNI TRIESTE 06 02 07 OSPED. BURLO GAROFALO

Il Burlo perde il suo chirurgo di punta. Se ne va Jurgen Schleef, tedesco, che a fine 2003 al suo arrivo a Trieste fu salutato come un “mago” della chirurgia mini-invasiva pediatrica e come il primo direttore di reparto (poi diventato direttore dell’intero dipartimento di chirurgia) straniero a Trieste.

Schleef, 55 anni fra poco più di un mese, è di Bielefeld, si è laureato e specializzato a Heidelberg, ha lavorato a Gottinga, all’Università di Münster e a Graz in Austria, e quindi è planato al Burlo Garofolo quando ancora l’ospedale dei bambini era sotto il commissariamento dell’avvocato Emilio Terpin, e in 10 anni ha creato una équipe tutta nuova e “giovane”.

Ma dal 1.o marzo Schleef, che fa parte di numerose comunità scientifiche internazionali, sarà a Torino, all’ospedale Regina Margherita, conservando a Trieste solo i sei prudenziali mesi di aspettativa. Ha vinto un concorso di direzione: «Dopo 10 anni in un posto - dice con una certa allegria nella voce - ti metti a pensare che cosa farai nei prossimi 10...».

Ad attrarlo a Torino sono state soprattutto le immense possibilità di azione: «Fino a due anni fa quell’ospedale aveva due strutture di chirurgia pediatrica, ciascuna delle quali era più grande del Burlo, e adesso si sono fuse: è una delle più grandi realtà d’Italia, in questa regione poi ci sono 1,2 milioni di abitanti e in Piemonte ce n’è 5 milioni, al Burlo nascono 1700-1800 bambini all’anno e lì con la vicina Neonatologia del Sant’Anna ci sono 8000 nati, a Trieste siamo 6 chirurghi più uno o due specializzandi, a Torino saremo in 15, più tre specializzandi. Professionalmente, si capisce che è una realtà attrattiva».

Lo scorso ottobre se ne è andato dal Burlo Garofolo Secondo Guaschino, il direttore della Ginecologia, per due mandati anche preside della facoltà di Medicina: chiamato all’ospedale fiorentino di Careggi, non ha detto di no. Il neonatologo Sergio Demarini aveva vinto un concorso a Udine, ma fu convinto a restare al suo posto. A breve ci sarà qualche altro pensionamento.

Schleef non commenta le notizie sui tristi recenti decessi di neonati («non ero nemmeno qui»), ma piuttosto racconta del proprio lavoro: «Al Burlo c’è sempre carenza di personale, ma ho lavorato bene, tutti i chirurghi attuali sono giovani, al mio arrivo si facevano 550-600 interventi all’anno, e oggi siamo arrivati a 1200-1300, il doppio, portiamo la chirurgia infantile anche a Pordenone e a San Daniele, e abbiamo bambini da fuori Fvg e anche un po’ di stranieri: ma con le strutture e con il personale del Burlo più di così non si può fare».

La maggiore specializzazione attivata al Burlo ha Schleef è quella sull’urologia («quasi il 25% del totale di interventi»), e di seguito la chirurgia toracica. Ma, in un certo senso, Schleef ha percepito quasi una mancanza di materia prima su cui esercitare una professione iperspecialistica, con chirurgia endoscopica e anche robotica: «Noi sappiamo operare i piccoli al polmone, ma quanti bambini nascono con malformazioni? Molto pochi. Se a Trieste facciamo 10 interventi all’anno di questo genere, 8 casi provengono da fuori regione».

Dunque sostituire Schleef a Trieste non sarà facilissimo, egli stesso dice che al concorso di Torino era impossibile avere una folla di competitori. «Dipende - afferma - da quali saranno le linee strategiche su cui il Burlo si vuole specializzare, io sono arrivato qui col progetto della chirurgia mininvasiva, ma si potrebbe in futuro puntare su altre chirurgie, ognuno di noi ha la sua iperspecializzazione e i suoi interessi scientifici personali, non bisogna saper fare “tutto”. Poi - conclude il chirurgo nato in Germania che ha fatto diventar grandi a Trieste le due figlie Tania e Marie - dipende anche dai soldi che si hanno. Dai soldi in verità dipende molto, ma non proprio tutto...».

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