Sedici i trattori rubati dalla banda romena

GRADISCA. Facevano sparire nel nulla trattori da oltre due tonnellate per poi trasportarli e rivenderli nei Paesi dell’Est. I mezzi agricoli venivano smontati nottetempo in maniera da stiparli in anonimi furgoni i cui vani venivano poi riempiti con montagne di copertoni ad occultare ulteriormente l’ingombrante refurtiva. Ma attorno a questi autentici prestigiatori del furto “pesante” il cerchio ora si è stretto in maniera definitiva. Si è conclusa con cinque arresti in flagranza di reato l’indagine “Agrimotor 2” coordinata dalla Procura di Udine (dott.Marco Panzeri) e condotta dai militari del Nucleo operativo radiomobile di Gradisca d’Isonzo: dietro le sbarre del carcere goriziano di via Barzellini sono finiti altrettanti cittadini rumeni: Catalin Popescu (30 anni), Florin Dumitrana (22), Constantin Manescu (29), Costin Velici (27) e Mihai Caranfil (29). Una vera e propria organizzazione criminale che fra marzo e agosto è stata capace di far sparire con questa tecnica singolare ben 16 trattori e altri mezzi e materiali dalle aziende agricole del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Tutti mezzi piuttosto recenti e all’avanguardia, tanto che il valore stimato dei blitz ladreschi non sarebbe inferiore ai 350mila euro. La banda ha colpito a Talmassons (molteplici volte), Bicinicco, Mortegliano fino a sconfinare in provincia di Treviso, a Salgareda e Motta di Livenza. L’attività d’indagine, di alto livello per le risorse umane e investigative utilizzate, è nata dalla costola di un’analoga operazione che era stata condotta dagli stessi carabinieri di Gradisca d’Isonzo nel marzo scorso, e che aveva condotto all’arresto di sette cittadini rumeni responsabili di 36 furti di mezzi agricoli, per un valore di mezzo milione di euro, con un recupero della refurtiva di almeno 150mila. Ciononostante, alcuni elementi raccolti non erano parsi congruenti con l’operato della prima “gang”. E i trattori nel frattempo avevano continuato misteriosamente a sparire, conducendo ben presto gli inquirenti a ritenere che vi fosse in azione una seconda banda, molto più evoluta e raffinata nel suo modus operandi. Specializzata nel furto di mezzi pressochè nuovi e di marche di prima fascia, del valore nominale di almeno 35mila euro. Ma come può un trattore di quelle dimensioni finire nel ventre di un anonimo furgone da lavoro? Il materiale investigativo raccolto dagli uomini del capitano Sutto ha ben presto evidenziato come i malviventi smontassero parzialmente i veicoli segando via i montanti dell’abitacolo o addirittura smontando e rimontando al contrario le ruote per ridurne in maniera rozza ma sorprendentemente efficace l’ingombro. Sopralluoghi e testimonianze raccolte hanno permesso ai militari di identificare alcuni dei mezzi utilizzati per i colpi. E a quel punto, dopo alcuni appostamenti, è partita la caccia alla banda. All’alba di mercoledì, messi in allarme dall’ennesimo avvistamento, i carabinieri in abiti civili hanno intercettato i due furgoni rumeni al casello di Villesse, mentre cercavano di imboccare la bretella in direzione Slovenia. Con loro anche un’auto civetta che li stava precedendo per comunicare via ricetrasmittente ai complici la presenza di eventuali posti di blocco. L’auto è stata bloccata a qualche decina di chilometri poco prima del suo ingresso in Slovenia. L’ispezione dei furgoni, invece, ha svelato la presenza di due trattori asportati qualche ora prima in provincia di Treviso. Per i cinque rumeni è scattato l’arresto immediato per il doppio furto e la denuncia a piede libero per le responsabilità accertate nella sparizione degli altri 14 mezzi. Seppure seriamente danneggiati, i due trattori saranno restituiti ai legittimi proprietari. Più difficile ciò avvenga per gli altri mezzi agricoli trafugati dalla banda, privi di identificativo di targa e già verosimilmente riassemblati e rivenduti nell’Est Europeo.
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