Sensualità senza tempo nelle milonghe sul mare

Da Grignano 2 al Ferroviario spopola il tango in stile “salon”
Nessuna rosa rossa. Nessun casqué. Sono solo clichè. Il tango invece ritrova la sua consistenza primaria in un abbraccio, passionale, allegro o triste. Il resto è solo uno stereotipo. Lo sanno bene i tanti i triestini che ogni sera della settimana partecipano ai numerosi appuntamenti che l’intero territorio offre. Sì perché il tango negli ultimi anni spopola letteralmente, e conta appassionati di ogni fascia d’età, senza distinzione, dagli studenti universitari ai settantenni. Il più seguito, a detta di una delle prime tanghere triestine, Arianna Starace che, insieme a Franco Giombetti, conduce la “Scuola di ballo Arianna”, è quello “salon”, che vede i ballerini unirsi in un abbraccio più aperto rispetto allo stile milonguero, dove l’unione è più ravvicinata, e a quello “nuevo”, che invece segue un ritmo più moderno e un’influenza della danza contemporanea.


A fare ogni serata “sold out”, tra i vari eventi in riva al mare, c’è la scuola Annalisa Danze che il mercoledì dalle 22 apre al pubblico lo stabilimento balneare Sticco per un’ora. Stessa base dell’associazione “Tango addicted”, che organizza invece il lunedì una serata tanguera, accompagnata da un aperitivo. Qui spopola la milonga. «Quando si arriva - spiega Alessia Favretto, un’assidua frequentatrice -, si mangia e si balla con una performance di circa quattro ore, dalle 21 all’una con tanto di tango dj virtuale». Per lei, che è una psicologa, il tango è un «ballo che non ha età - afferma - e si vede anche l’aspetto terapeutico». Tra i tre soci fondatori del gruppo, Alessia Cieschi, che si occupa anche di gestire gli eventi basati sul tango nuevo. «Normalmente partecipano una sessantina di persone, ma il clou arriva da luglio - dice -. E ci sono anche gli under 30, nonostante l’età media comunque sia sulla cinquantina». E per il prossimo lunedì ci sarà un’orchestra dal vivo ungherese. Sempre nello stesso giorno della settimana, ma all’Ausonia, dalle 22 alle 23 fino a settembre, c’è la scuola di ballo Arianna. Juan D’Arienzo, Francisco Canaro, Carlos Di Sarli sono i musicisti prediletti, le cui note musicano tanghi tradizionali degli anni’ 30-’40, gli anni d’oro per la maggiore fioritura delle band della “vecchia guardia”.


L’accademia “Gb Tango” del maestro Guillermo Berzins, organizzatore dell’International Trieste Tango Festival, è un esempio recente. Anche lui assieme ai collaboratori riempe l’estate di tango il venerdì allo stabilimento di Grignano 2 dalle 20.30 e il mercoledì al Pane Quotidiano di strada della Rosandra in diversi orari.


E c’è ancora un altro gruppo, questa volta di amatori e professionisti, che si riunisce in spazi all’aperto: è il “Tango illegal”, sorto sempre cinque anni fa su iniziativa di una ventina di amici e oggi arrivato a quota 1.300 iscritti nella pagina Facebook. A ogni evento organizzato dal gruppo, partecipa un centinaio di persone. Quest’estate, come l’anno scorso, il ritrovo è Barcola, ai Topolini, di mercoledì o di sabato dalle 21 in poi. Ognuno può presentarsi senza preavviso, però la socializzazione prevede che ciascuno porti qualcosa da bere o qualche piatto cucinato a casa, sottolinea l’organizzatore Luigi Marrazzo. «C’è tanta gente che ci raggiunge da tutto il Fvg – dice -, creiamo degli eventi gratuiti su Facebook, spesso accompagnati da iniziative di volontariato, tre giorni prima della data, e ognuno poi si spoglia dell’abito di ogni giorno per ballare. Unica regola: cambiare compagna a ogni ballo». L’età dei partecipanti è variegata, dai 30 ai 70 anni. Luca Sturari e sua moglie fanno parte degli habituè. «Per noi è un momento in cui divertirci, specie sul mare la sera d’estate, e uscire dalla routine con gli amici – racconta -. Abbiamo iniziato quattro anni fa da zero, siamo andati a scuola ogni anno per conoscere nuovi stili e aggiornarci. Abbiamo un buon background. Giriamo spesso. Anche Antonio Volpe, presidente del Circolo del Tango, organizza all’Avalon il 23 luglio una serata».


In riva al mare, al bagno Ferroviario, danzano invece il venerdì dalle 20 i frequentatori dell’Officina del tango. Può venire come sempre chiunque per una serata di tango argentino tradizionale, «in una location che il gruppo - composto da circa 100 persone, tutte arrivate per passaparola -, frequenta da una decina anni», spiega il corganizzatore Matteo Borgini.


In giro per la città esistono tutto l’anno tante realtà che insegnano questo ballo. «Ci sono alcune scuole, tra cui la mia, quella di Starace e di Berzins, e sette associazioni culturali che insegnano in città, all’inizio uno delle poche in Italia insieme a Roma, Torino e Venezia ad ospitare questa danza», commenta Ubaldo Sincovich della “Scuola Tango argentino di Trieste”, che al principio della sua attività insegnava a una ventina di coppie, mentre ai suoi corsi nel tempo ha visto anche 140 partecipanti.


«A Trieste il tango - racconta Claudia D’Ambrosio, ex assessore alle Politiche sociali con la prima giunta Dipiazza e appassionata di tango per anni, tanto da fondare nel ’95 il Circolo di tango argentino - l’ha portato a fine anni ’80 una coreografa argentina arrivata grazie ad Arianna Starace». L’argentina in questione è Silvia Wladiminsky, «che lavorava nel teatro-danza intramezzato con musiche tango - spiega Starace -. Faceva tour e stage, dopo di lei è venuto anche Pablo Veron, protagonista pure di vari film a livello internazionale. Wladiminsky nei primissimi anni organizzava stage di nicchia, cui partecipavano venti persone per un lavoro di ricerca personale. Molti di noi, dopo essersi appassionati, hanno iniziato poi a specializzarci separatamente. In seguito c’è stata un’espansione di scuole e di stili e molti argentini sono venuti a insegnare in Italia, così come il contrario». Un’evoluzione testimoniata dai numeri: a fine anni ’80 gli appassionati erano una decina, oggi invece risultano più di 600.


È un fenomeno, specificano i maestri, da non confondere con i balli sudamericani come salsa e samba, che dunque ha avuto «un’esplosione grandissima – continua Sincovich -, ma molto progressiva, all’inizio sconosciuta ai più, perché ha un circuito particolare». Ma perché il tango piace così tanto? «Nato per il possesso di una donna o l’egemonia di un quartiere da parte degli emigrati agli inizi del ‘900 tra Argentina e l’Uruguay - spiega Starace -, è stato esportato poi in Europa, anche se il Papa all’epoca l’aveva condannato ritenendolo troppo peccaminoso. È diventato poi un ballo elegante, grazie alle influenze di danza contemporanea e salsa, anche se ora c’è un nuovo ritorno al tradizionale». «Tango vuol dire comunicazione, complicità, abbraccio - spiega Costanza Gruber di Gb Tango -. È sempre più di moda, chi lo vede poi vuole impararlo, unisce, conosci persone, cosa che nella società di oggi manca». C’è addirittura un sito Internet dedicato a tutti gli appuntamenti in regione, Slovenia, Carinzia e zone limitrofe, “Tanghitudine”. E ogni giorno è un tango.


(8. - continua)




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