«Senza misericordia non può esserci pace»

Aprirsi al perdono, sperimentarlo e farne un viatico di risanamento, personale e magari sociale. L’approccio alla Misericordia invoca sacrificio e una visione quasi trascendentale ma la missione appare possibile. Il messaggio arriva direttamente da Papa Francesco ma a riassumerlo in un testo in chiave di intervista è Andrea Tornielli, giornalista e scrittore, autore di “Il nome di Dio è Misericordia” (Edizioni Piemme), l’opera su cui si è basato l’appuntamento di ieri in cattedrale, il secondo dei quattro che compongono la rassegna quaresimale organizzata dalla Cattedra di San Giusto e incentrata quest’anno sul tema conduttore del Giubileo.
Uno spunto, una trentina circa di domande di base, pochi appunti, un dialogo e molte risposte. È nato così il libro di Andrea Tornielli («ero agevolato in fondo, avevo già intervistato Bergoglio in precedenza») progetto maturato nelle intenzioni subito dopo l’intervento del marzo dello scorso anno riguardante l’annuncio del Giubileo straordinario, evento da vivere sull’asse della Misericordia, il valore fondante dell’attuale pontificato, il tema che racchiude al suo interno un ventaglio di sfaccettature, intense quanto spesso ardue da codificare al cospetto della visione umana: «La Misericordia è infatti una concezione divina, richiede una riflessione che vada semplicemente oltre, che trascenda quanto solitamente intendiamo noi uomini - ha ribadito Andrea Tornielli - ma è del resto l’aspetto centrale del pontificato di Bergoglio, come ben evidenziato sin dalle sue prime uscite pubbliche».
Percorso dunque difficile quello della Misericordia, dove Fede, impegno, lungimiranza, orgoglio e giustizia sono sovente separati in casa senza reggere il peso di un perdono o del fatidico “passo indietro”: «Eppure il mondo stesso si regge su tanti “perdoni”, coltivati magari nel grembo della famiglia - ha aggiunto Tornielli -. Il senso della Misericordia in fondo ci appartiene e ricordiamoci che in assenza non ci sarebbero aperture verso la pace, la riconciliazione. E sia con noi stessi, con l’intera società o in rapporti con Paesi». E sì, perché parlare di Misericordia o perdono, secondo l’ottica cristiana, è appellarsi anche a un risanamento non solo intimistico ma più vasto, sociale appunto, o politico, secondo almeno l’accezione originaria: «Non è utopia ma non è nemmeno meccanica, non ci sono automatismi - ha sottolineato il vaticanista - dobbiamo piuttosto aprirci a Dio, al Padre, e riconoscere di averne bisogno. La Misericordia va insomma sperimentata - ha rimarcato Andrea Tornielli - chiede sacrificio ma porta ad aperture, al risanamento e guarigioni. Un processo che io stesso del resto ho vissuto all’interno del percorso di Fede».
Il percorso della Cattedra di San Giusto proseguirà invece il 2 marzo con la Misericordia tracciata in una chiave desueta, quella del mondo degli affari, affidata all’economista Stefano Zamagni.
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